Il Regio Collegio femminile di musica in Napoli e un inedito Regolamento dell’anno
1811, Napoli, 1939
(di Alfredo Zazo, estratto)
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L’insegnamento musicale a Napoli vanta un’antica tradizione che risale alla prima metà del ‘500 grazie all'attività di ben quattro Conservatori (1). Inizialmente lo scopo di questi istituti fu sicuramente quello di raccogliere dalla strada orfani e bambini abbandonati ma in seguito subentrò anche la necessità di soddisfare una certa committenza che, specialmente dopo la costruzione del teatro Fiorentini e successivamente del San Carlo, richiedeva esecuzioni musicali e canti corali che venivano effettuati presso la corte ma anche nelle abitazioni di molte famiglie nobili napoletane. Tutto questo fu garantito proprio dagli studenti dei Conservatori tanto che maestri e allievi venivano continuamente impiegati in occasione delle festività della Chiesa, nei funerali, nei banchetti nuziali o in certe manifestazioni celebrative. In uno di questi conservatori fu allevato e studiò anche un cittadino di Altavilla che si distinse come musicista-compositore e sulla vita del quale è in corso un’interessante ricerca da parte di alcuni studiosi del settore che, nel prossimo futuro, ci auguriamo di poter pubblicare su altavillahistorica.
Scrive Sergio Zazzera in un suo lavoro di ricerca ( E’ musica a Napoli, Kairòs edizioni, 2017 ) :
“….. La vita nei conservatorî era improntata a una disciplina estremamente rigorosa, secondo la quale alle lezioni s’alternavano pratiche religiose e alla ricreazione era lasciata mezz’ora tre volte al giorno; era previsto, inoltre, che gli ospiti dedicassero grande attenzione all’igiene personale, non escluso il frequente taglio dei capelli, e a quella dell’abbigliamento; non particolarmente soddisfacente era il vitto, mentre allo studio e al riposo erano riservate ampie aule-camerate. Meno gravoso era il trattamento riservato ai castrati, destinati all’acquisizione del timbro di “sopranista” nel bel canto, accanto ai cui nomi, nei registri, figura la significativa annotazione: «scogliato»; i più piccoli d’essi erano impiegati nei cori per i funerali dei fanciulli, i più grandi in quelli di chiesa, e in entrambi i casi vigeva la consuetudine d’inviarli anche fuori sede, per trarre dalle loro prestazioni un profitto economico…..”
Con la venuta di Napoleone, l’avvio di un nuovo modello di organizzazione dello Stato e della società civile comportò anche una serie di innovazioni nel campo musicale tra cui l’abolizione dell’uso arcaico degli eunuchi che vivevano nei collegi dei conservatori dove, attraverso pratiche estremamente pericolose, i fanciulli prescelti (!) venivano castrati dopo essere stati narcotizzati e immersi in un bagno di acqua molto calda. A seguito della soppressione di questa pratica medievale si affacciò dunque il problema di una scuola di canto femminile la quale doveva sostituire gli eunuchi ormai non più utilizzati in scena.
Alfredo Zazo, autore di questo scritto, si sofferma proprio sul regolamento adottato nel Conservatorio di San Sebastiano che stabiliva, per le giovani fanciulle, l’accesso all’istituto ma anche la vita interna, la condotta e il profitto insieme alle ricompense e alle punizioni (2).
Note
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I quattro Istituti erano i seguenti: Il Conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana; Il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo; Il Conservatorio di Santa Maria di Loreto; Il Conservatorio di Santa Maria della Pietà dei Turchini.
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Dopo la venuta di Napoleone, il conservatorio di Santa Maria di Loreto e quello di Santa Maria della Pietà dei Turchini furono fusi (1806) in un unico istituto detto di San Sebastiano che nel 1826 fu poi trasferito nel convento di San Pietro a Maiella da cui il nome che ancora oggi conserva.
( Giuseppe Sabatino e Raffaele Sarti )
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