Manuale del ranciere, Dante Foroni Editore, Piacenza [1914 ?]
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Una sufficiente alimentazione dei soldati è stata, da sempre, fondamentale per la riuscita delle operazioni belliche sebbene, prima della grande guerra, l’opinione più consolidata, nell'alto comando e negli ambienti degli ufficiali superiori italiani, fosse quella del sacrificio e del risparmio di risorse. A motivo di ciò il rancio si basava essenzialmente su alimenti come il pane, il riso, i legumi e, due volte a settimana, la carne; un regime alimentare povero rispetto a quello dell’esercito francese o inglese ma di gran lunga superiore rispetto a quello dell’esercito austro-tedesco e sicuramente migliore anche rispetto a quello di gran parte del mondo contadino italiano. Sul fronte, come riporta lo storico Angelo Nataloni ( Pensieri e sentieri, Ravenna, 2003) “…. nel ’15-’18, il rancio era trasportato a dorso di mulo dalle retrovie fino alle trincee con le “casse di cottura” sorta di pentole a pressione ante litteram, che contenevano delle marmitte coibentate ognuna del peso di kg 55. Erano in grado di conservare il calore per un giorno intero e la cottura del cibo avveniva in gran parte durante il trasporto……”
Colui che, per esperienza diretta, conosceva bene la necessità di destinare ai soldati cibo a sufficienza, soprattutto prima e durante le operazioni belliche, fu il nostro Generale Cosimo Caruso il quale, da soldato operativo e di campo, studiò a fondo il problema e, come testimoniano alcuni suoi scritti, incaricò degli esperti perché dessero indicazioni di massima sulle quantità e varietà di alimenti da utilizzare per il rancio da destinare ai soldati. Il manuale del ranciere qui riportato è la breve guida data alle stampe su sollecitazioni e indicazioni del Generale Caruso; questo opuscolo fu stampato in pochissime copie dalla editrice Dante Foroni di Piacenza ( 1914 ? ), tipografia subentrata nel 1905 alla storica litografia Bertola, fondata nel 1857. L’editore, Dante Foroni, fu operativo fino ai primi anni del primo dopoguerra.
(Giuseppe Sabatino e Raffaele Sarti)
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