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Ricordiamo Armando Carlo, soldato della X Mas
«Donne e uomini privi di una storia pubblica, scomparsi senza lasciare traccia di sé. Sono persone uccise nel corso della nostra guerra civile. Noi non dimentichiamo mai il vostro sacrificio per l'ONORE della Patria».
Armando (nome) Carlo (cognome) soldato della X Mas nasce il 10 febbraio 1925 ad Altavilla Irpina (AV) e purtroppo scompare a Livorno il 18 marzo 1994 dopo anni di lavoro e duri sacrifici alla miniera di zolfo Saim e quindi di operaio a Pioltello (Mi). «I Nuotatori Paracadutisti della X Mas era un reparto della Regia Marina costituito e addestrato nel 1942 per la conquista dell’isola di Malta, con una operazione dal cielo e dal mare. Dopo l’armistizio, il reparto si trasferì nella X Mas del principe Borghese, tranne una compagnia di stanza in Sardegna che decise di schierarsi con il governo del Sud. All’inizio del marzo 1945, il Battaglione Np stava dislocato a Valdobbiadene (TR), per addestrarsi. La sua forza era di 650 uomini. Il 9 marzo, ricevette l’ordine di partire per il fronte del Senio, in Romagna. Doveva attestarsi nei bunker di quel che restava della Linea Gotica. Contro di loro c’erano una divisione indiana dell’8ª Armata britannica e a Porto Garibaldi due brigate di commandos inglesi(….). Il comandante Buttazzoni(…) sapeva che sul Senio il suo reparto avrebbe dovuto affrontare l’inferno. Per questo decise di portare con sé soltanto gli uomini più validi. E diede ordine ai comandanti delle quattro compagnie di lasciare nella caserma di Valdobbiadene i marinai troppo anziani o troppo giovani, quelli con pesanti obblighi famigliari e quanti non erano in perfette condizioni fisiche(…). In tutto, nel deposito restarono poco meno di cinquanta marinai, credo quarantasette in tutto».(…)«Il giorno che il sistema politico e militare della Rsi crollò, alla fine dell’aprile 1945, gli Ennepì di Valdobbiadene trattarono la resa con una brigata delle Garibaldi, la Mazzini. La trattativa si concluse con l’impegno di avviare i marinai del deposito a un campo di concentramento». Purtroppo, il patto per salvare la vita a questi soldati non fu rispettato. Divisi in tre gruppi furono dapprima torturati e poi massacrati in altrettanto località poco distanti. Nel gruppo di Saccol, una frazione di Valdobbiadene vi erano due donne e un anziano. «A Saccol i marò, le due donne e il vecchio vennero spinti in una galleria della prima guerra mondiale e massacrati a raffiche di mitra e con le bombe a mano. L’ingresso del tunnel fu poi fatto saltare con una carica di esplosivo. Uno solo dei marinai si salvò e riuscì a fuggire: Carlo Armando, un ragazzo di vent’anni di Altavilla Irpina, provincia di Avellino. Ferito e in preda allo choc, uscì dal tunnel e fu capace di trascinarsi sino alla casa di un’anziana contadina. La donna ebbe pietà di lui e chiamò un giovane medico che lo curò. Rischiando molto perché i partigiani avrebbero potuto rivalersi su di lui». La testimonianza è trascritta anche in un rapporto alla Procura della Repubblica di Treviso da parte della stazione dei Carabinieri di Valdobbiadene del 17.06.1950.
«(…) In questa località i partigiani fecero fuoco con raffiche di mitra e con bombe a mano sui prigionieri, dopo averli spinti in una galleria, la quale poi fu fatta saltare con la dinamite. Il giorno dopo i cadaveri vennero rinvenuti a brandelli proiettati a lunga distanza. Lo afferma l'unico superstite sfuggito alla strage, Carlo Armando (NP della Decima) fu Giuseppe e fu Repucci Maria, nato ad Altavilla Irpina il 10-2-1925, ivi residente in via Mazzini(...)».
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