Estratto da “Atti della Società Storica del Sannio”
Ristampa Anastatica a cura di Edizione Torre della Biffa e A.G.M. Editoriale Poligrafica – Ceppaloni (BN)
Anno II – Fascicolo II – 1 luglio 1923 – pg.187 - 194
Anno III – Fascicolo III – settembre-dicembre 1925 – pg. 30 - 31
Cronache del Giacobinismo Irpino
Francesco Scandone
Si ricercano le cause ideali del movimento repubblicano nell'Irpinia (1792 - 1805). Sono i giovani delle Università, i quali diffondono le nuove idee neí paesi nativi. In quest'articolo l'autore si limita ad esaminare gli elenchi dei giovani studenti di Accadia, Aiello del Sabato, Allavilla Irpina, Andretta, Anzano degli Irpini. Preludio d'una monografia vasta, in un campo inesplorato e importante.
ALTAVILLA IRPINA
Iscritti nella R. Università: Laureati in medicina: Macchia Giuseppe, 27 maggio 1758; Pepere Giuseppe, 1751. Iscritti: Bruno Domenico, 1777, n. 64; Cirelli Angelo, 1777, n. 96; Crescitelli Bartolomeo, 1789, n. 30; Landolfo Carmine, 1784, n. 55; Mottola Antonio, 1777, n. 95; Gaetano, 1778, n. 68; Perrotta o Perrotti Giuseppe, 1758, n. 1028; Domenico 1764, n. 36; Francesco, 1795; Antonio, 1796, n. 47; Giovanni, 1796, n. 73; Pirelli Angelo, 1782, n. 18; Severini Liborio, 3. anno di legge, 1739; iscritto il 2 novembre.
1793, maggio, 25 — I1 governatore di Altavilla pretende di continuare la sua giurisdizione durante la fiera del 20 maggio (festività di s. Bernardino da Siena) senza dar luogo ai maestri di fiera. E questo era un abuso, introdotto colà prima che la giurisdizione ricadesse al re, per morte del principe della Riccia. Fatte le debite ricerche, si trovò che il barone per abuso, e non per privilegio, nominava maestro di fiera il proprio erario. Si faccia dunque osservare la legge, sopprimendo gli abusi (Segret. di Giustiz., Fascio 173).
1795 È processato per reità di stato Antonio Marino [Indice, cit., fol. 10 t.4, Montefusco, marzo 2, n. 151.
1798, dicembre - Giunta la notizia dell'invasione francese, e dell'occupazione di Capua, il sac. Antonio Marino di Altavilla parroco in S. Martino di Valle-Caudina, diede segni di giubilo, e mostrò maggior allegria, quando i Francesi giunsero a Napoli. Tale carico fu provato innanzi al Visitatore Generale della provincia di Montefusco, nel tempo della reazione (Consulte di Pol., Napoli, Fascio 57 Fascicolo 578).
1799 — Una declamazione stampata, recitata da Bartolomeo Crescitelli nella Sala d'istruzione, è diretta « ai cittadini della Repubblica Napoletana ». Se la prende contro gli estremisti repubblicani «superbi, ambiziosi, egoisti»; li avverte, — e fu una facile profezia, — che, se non si correggono, il gran Tempio della Libertà sarà in sull'aurora rovesciato e distrutto » (Bib. delta Soc. di Storia patria napolet., III st., BB, 1, fol. 56).
1799, gennaio — Il dott. Giuseppe Perrotta concorre a « demoralizzare » Ariano e Atripalda, 1800, gennaio 8.
1799, gennaio, e febbraio — Nel « tempo dell'anarchia », il Marino e i suoi parenti, di Altavilla, s'erano dimostrati giacobini, giacchè, — deposero poi taluni invidiosi — già da tempo erano pagati a tal uopo dai Francesi. « Egli lodò la nazione francese, con avere ancora di su l'altare encomiata la qualità di giacobino ». (Loc. cit.).
1799, marzo — Alla fine del mese, essendo il Marino stato insidiato nella vita, — (nè miglior fortuna ebbero i suoi supplenti D. Antonio Clemente, e D. Simone della Pietra, assassinati da malviventi di S. Martino) — si rifugiò nella capitale, dopo la Pasqua, « aspettando che si calmasse il furore del popolo contro di lui ». Tal furore aveva origine dal fatto che « con dispiacere generale di quella popolazione, dimostrò propensione per la democrazia ». E ne aveva date le prove con i fatti, sottraendo con la persuasione alla morte « tre soldati francesi condotti al supplizio dagl'insorgenti ». Altri testimoni affermarono dipoi che il Marino « era partito per la capitale, per ottener benefizi dai Francesi, aspirando a un vescovato » (Cons. e loc. cit.).
1799, maggio, 16. — « D. Antonio Marino, naturale di Altavilla, preposito curato [di S. Martino V. C.] firmò con altri patriotti in data 26 fiorile un ricorso, diretto alla Commissione Legislativa, che invitavano ad occuparsi seriamente della necessaria legge della Deputazione di Sanità. Questo ricorso principia con li termini più indecenti e nauseòsi, che alludevano alla amabilissima sovrana » (Consulte e loc. cit.).
1799, giugno, 14. -È arrestato in Napoli, a furia di popolo, come « giacobino ». il sac. Marini (vedi 1799, settembre).
1799, giugno — È arrestato in Altavilla Domenico Marini, « con un totale saccheggio delle robe sue, in mobili e mercerie ». (Vedi 1801, maggio, 27).
1799, agosto, 14. -- « Recatisi in S. Martino gl'insorgenti di Pietrastornina , constrinsero alla fuga i canonici di D. Vittore Del Balzo e D. Giovanni della Pietra, minacciandoli di arresto. Tra gli assalitori era il sac. D. Francesco Borrelli di Montesarchio, predecessore del Marini, come arciprete di quella terra. Insieme con lui erano il canonico D. Saverio Savoia, Giuseppe Mauriello, Andrea Iasullo, Agostino Pisano, Equizio Covino, figlio di Andrea, con la moglie Carmina Esposito, D. Nunzio Savoia, ed un altro rimasto sconosciuto. Loro complice fu ritenuto anche il governatore di S. Martino, D. Pietrantonio Speltra da Vitulano. E in quella occasione fu saccheggiata la casa del Marini. Il canonico Savoia ammise di poi di aver preso parte alla faccenda, con lo scopo, diceva lui, di « voler rinvenire il notamento dei giacobini, e le lettere di corrispondenza con i francesi ». Il Borrelli, e gli altri, ottennero, per coprire la loro responsabilità, ordini dal visitatore Ludovici, inviati agli amministratori dell'università, perchè si aprisse la casa del Marini, nei modi di legge, per il ricupero degli arredi sacri e dei libri della chiesa. Ma si aggiungeva, del rimanente, si doveva solamente far l'inventario, lasciando ogni cosa al suo posto (Cons. e loc. cit.).
1799, agosto, 19. -- Si procede all'accesso sopra luogo dal governatore Speltra, insieme col mastrodatti interino [sostituto] Giuseppe Antonio Venditti, e con Giuseppe Mauriello, rappresentante dell'Università, o comune. Aperta la porta, si trova la casa nuda: ma il governatore (povero ingenuo !) fa mostra di credere a chi gli riferisce che i mobili possono essere stati portati via dai congiunti del Marino, venuti a bella posta. Ciò fa risultare dal verbale, e, fatta portar via qualche piccola cosa, scampata al saccheggio, consegna la chiave della casa vuota al Mauriello (Cons. e F. cit.).
1799, settembre, 21. — Tra i condannati della G. di St. in Napoli è compreso Antonio Marino; rappres. 21 sett.; risoluz. 30 sett. 1799 (SANSONE, Op. cit., p. 370).
1799, settembre. — Il sac. Marino di Altavilla P. U., prevosto - curato di S. Martino V. C., in una sua supplica espone che, trovandosi in Napoli, fu nelle giornate del giugno arrestato a furia di popolo, e chiuso nelle Carceri Sanfelice.
Allora era stato privato di tutto, persino delle vesti; nel luogo nativo, in provincia, i suoi beni erano stati sequestrati da un R. Commissario. Ricorre alla R. Segret. di Stato ed Azienda per ottenere dall'amministrazione dei beni dei rei di stato almeno un nutrimento sufficiente. Egli era vissuto per la devota cura d'una sua nipote, D. Maria Saveria Marino. Questa allevata nel Real Conservatorio di S. Gennaro a spese dello zio, dopo l'arresto di lui era stata messa sulla via, non potendo pagare la pensione, e andava raminga, per Napoli, in cerca di cibo per sè e per lo zio. — Un tal Marchioti - Genna, attitante del Tribunale, inviato per un sopra luogo nel carcere, il 20 settembre, riferisce di aver trovato il Marini « scalzo, senza calzoni, senza giacca, e senza giamberga ». Domandatagli la causa dell'arresto, il Marini risponde, che, preso dalla furia del popolo, era stato spogliato, e condotto in dette carceri ». — Dopo tali accertamenti, D. Gaetano Ferrante, amm.re generale, propone che, per umanità, il disgraziato sia rifornito di vesti, e provveduto d'un assegno per gli alimenti suoi e della nipote. Il 25 sett. il re concede un sussidio soltanto alla nipote, affinchè durante la detenzione dello zio, si possa pagare la retta del Conservatorio, in cui subito dev'essere rinchiusa. Il 29 sett. ordina che si faccia la fattura preventiva dei capi di vestiario, occorrenti al prigioniero, a cui si assegnano, intanto, 30 carlini, per pagare i debiti, contratti col carceriere, per acquistare il pane (ABRS, F. 134).
1799, ottobre, 10 — Alla R. Camera . Una consulta stabilisce che alla nomina dei can. di Altavilla deve provvedere, com'è solito, l'arciv. di Benevento. Si dia dunque al sac. Pasquale Bruno, nominato dall'arcivescovo, il canonicato, vacante per morte di D. Tommaso Severino (Segr. Casa R. Eccl., 1; f. 89).
1799, ottobre. Il visitatore Ludovici ordina il sequestro dei beni di Domingo Marino, e ne affida l'amministrazione al R. Luogotenente di Altavilla (ABRS, Fascio 130).
1799, dicembre — Per le sofferenze indicibili del suddetto D. Marini nel carcere, V. Montefusco, stessa data.
1799, dicembre 20. — Con rappr. 20 dic. risoluz. 10 gennaio 1800, la G. di Stato partecipa la decisione della causa del P. Maestro Giuseppe Criscitelli, priore del Convento di Mater - Dei; « per aver manifestato un genio repubblicano, per avere sparlato contro la monarchia, per aver insinuato ai religiosi del Convento di ascriversi alle prime quattro compagnie », con decreto per concordia è condannato all'esportazione fuori dei reali domini per anni tre ». « Bartolomeo Criscitelli, di Altavilla, per essersi ascritto nel libro della Società Popolare, e per aver fatto stampare una declamazione diretta ai cittadini, che non erano repubblicani e per essersi ritrovata una carta di suo carattere, che contesta aver egli servito nella guardia civica ». Con decreto come sopra la Giunta lo ha condannato all'esportazione fuori del regno vita durante (SANSONE, O. c., p. 289, 365).
1799, dicembre, 23. — Con rappr. 24 dic. 1799, risol. il 10 genn. 1800, la G. di Stato risolve la causa di Antonio Marino, « reo d'un invito fatto alla Commissione Legislativa con altri patriotti, maledicendo le Reali persone », e lo condanna « alla pena di esportazione dai reali dominii ad arbitrio di S. M. (SANSONE, O. c., p. 290 e 370). Si veda pure: Consulte di Pol., Napoli, Fascio 57, Fascicolo 578).
1799, dicembre, 29 -- La G. di St. , con altre decisioni, comunica quella della causa di Domenico Marino, reo « per aver fatto nel tempo dei ribelli un progetto dimostrativo tutto di suo carattere, vantandosi patriota ». Con risol. 17 genn. 1800 è condannato all'esportazione dai reali domini ad arbitrio di S. M. , e con le altre condizioni, cioè con l'obbligo di non ritornare nei reali dominii senza il Real permesso sotto pena di morte in caso di contravvenzione (SANSONE, O. c., p. 293 e 371).
1800, gennaio, 25 — Richiamo del giudice Pedicini, assessore di Ludovici, e del suo inquisitore Perrotta, nativo di Altavilla V. Atripalda, stessa data.
1800 — In un elenco di « sequestrati », e in una « rubrica d'indiziati per reità di stato » è compreso Domenico Marino, di Altavilla (ABRS, fasci 106, 127).
1800 — Sono destinati ad esser deportati a Marsiglia: Marino Antonio, dei fu Filippo, e Amata di Vito, di anni 50, di Altavilla di P. U., e i suoi concittadinit Criscitelli Bartolomeo, fu Nicola, di anni 22; Criscitelli D. Bartolomeo, fu Giuseppe, di anni 60, padre maestro dei Servi di Maria (Filiazioni, cit., p. 3, 12, 40).
1800, marzo, 29 — Con rappres. in tal data, risol. 18 aprile, l'assessore di mons. Ludovici condanna il sac. D. Andrea Severino (1) all' esportazione ad arbitrio di S. M. (SANSONE, O. cit., p. 411).
(1) Il SEVERINI, Altavilla I., Avellino, Pergola, 1907, rammenta un seminarista, Bartolomeo Severini, che piantò l'albero della libertà innanzi alla Grancia di S Pietro. Che si sia trattato, invece, del sacerdote D. Andrea, su cui si sarebbe fatta ricadere la colpa del giovanetto che andò esente da pena ? Il Ch. A. ricorda anche D. Giosuè Severini, Antonio o Vitantonio Marini, Domenico Marino, e il P. maestro Criscitelli. Come repubblicani, addita pure Pasquale Landolfi, e Berardino Severini, dei quali non avanza, altra notizia nei documenti. Di Marino Domenico fa menzione anche V. N. TESTA in Un mondo nuovo nella patria di F. de Sanctis, articolo pubblicato sul Giornale d' Italia del 4 agosto 1912.
1800, maggio, 27 — Domenico Marino, ancora detenuto in Montefusco, dopo circa un anno espone che al tempo dell'arresto, soffrì il saccheggio e gli altri suoi beni furono poi sequestrati. E intanto la moglie, quattro figli, i genitori decrepiti e una sorella nubile erano ridotti a mendicare. Così conclude il suo ricorso: « Restringe così l'argomento. È reo di stato; è stato saccheggiato; si è dal Fisco introitata buona porzione; il sovrano ha disposto che in tale occasione si dia un sussidio. Perché questo non viene dato? » — Il cav. Ferrante ordina a Pinto, suo pro-amm. in P. U. di pagar tale sussidio, subito (ABRS, Fasc. 130).
1803, luglio — Reclamo del clero contro il R. Luog. D. Angelo d' Amore. A richiesta del Caporuota Canofari, inviano informazioni l'arciv. di Benevento, e l'arciprete di S. Angelo a Scala, D. Giuseppe Ragucci. I reclamanti « fiore e corona di quel clero » accusavano colui di vita scandalosa e lubrica. Protettore dei facinorosi, carcerava gl'innocenti per averne danaro. Informazioni simili invia 1'abbate di Montevergine. Il Preside fa un'inchiesta e trova fondate le accuse: ma quegli «dimostra grande iattanza, che fa supporre aver egli tutto superato con la profusione dell' oro». Viene revocato (Napoli, Consulte di Pol., Fascic. 61, e F. XV, Fascicolo 123).
1803, agosto, 10 — Il D'Amore è invitato nella R. Udienza, ove gli si istruisce un processo (Dispacci, XII, 97 t.).
1803, novembre, 7 L'avv. fiscale istruisca rapidamente il processo D' Amore, che, tuttora sospeso dalle funzioni, è invitato a presentarsi alla Gran Corte Criminale (Napoli, Disp. cit., XII, 223).
1804, febbraio, 25 — Il Preside di Montefusco invia alla G. C. il processo D'Amore, compilato dal fiscale D. Marcello di Mauro e dall'Uditore D. Benedetto Cornacchia (Disp. cit. XIII, 73 t.).
1804, settembre, 28 — Il Preside partecipa alla Segret. di Pol. di aver affidato al Tortora l' incarico di eseguire l' inchiesta per gli eccessi, accaduti in Altavilla e S. Martino il 14 agosto 1799 (Disp. cit. XIV, 237 t.).
1805, giugno, 17 — Il D'Amore è reintegrato, e destinato a Guardiaregia (Consulte, XV, Fase. t. 123).
1805, giugno, 29 — Il sac. Antonio Marino chiede che sia obbligato alla rifazione dei danni il sac. D. Francesco Borrelli di S. Martino V. C., reo convinto della colpa di aver saccheggiata la sua casa. Desidera che la causa non sia rimessa alla Curia di Benevento, che dà per sospetta. Con r. dispaccio si danno gli ordini opportuni (Disp. XVIII, 393; Consulte, Fascio 57, Fascicolo 578).
1805, luglio, 5 — In una relazione della Gr. Corte Criminale, desunta dal processo del Tribunale, si ricorda l'accusa di D. Antonio Marino, per il saccheggio, contro il sac. Borrelli, l'opera subdola del R. Luog. di S. Martino, e si rifà la storia delle lotte; sostenute dal parroco, nel paese non suo. Qui era stato accolto bene il 1793, ed aveva bene esplicato il suo ministero; anzi, nel 1795, aveva dato inizio al restauro della chiesa. Aveva degli avversari invidiosi: il Borrelli, il primicerio Francesco Pisacani, il can. Saverio Savoia, che gli avevano intentata una causa civile, e poi un'altra criminale innanzi alla Curia arcivescovile di Benevento. Di qui era sorta la fama di « giacobino ». Poi gli
erano stati aizzati contro taluni malviventi, che lo avevano costretto a riparare a Napoli. Avvenuto il saccheggio, il Visitatore economico D. Stefano Caporeale, per informazioni, inviò D. Stefano Baratta che trovò modo di non concludere nulla, finchè furono aboliti i visitatori. A tale prova del
Marino, si opponeva la difesa degli avversari. Era stato esibito un certificato del segretario dell' ambasciata francese, che proclamava, il 25 luglio 1804, il Marino benemerito della propria nazione, per aver nel 1799 salvata la vita a tre soldati connazionali. Da un altro certificato del 15 luglio, si desumevano i carichi e la condanna della Giunta di Stato contro il Marino, e tutto ciò che il Visitatore aveva liquidato a danno di lui. E ciò, a norma di ordini, inviati nel 1802, il 25 giugno, al Caporuota Mascaro in Montefusco. (Napoli, Consulte, Fascio 57, Fascicolo 578).
1805, agosto — Il re, dopo tale relazione, dichiara di uniformarsi alla consulta del 18 giugno [che manca], a proposto del « voluto furto » in danno del sac. Antonio Marino di Altavilla. L'espressione adoperata fa congetturare che nessuna sodisfazione si diede al derubato (Disp. XIX, 189).
1805, agosto, 31 — All'arciv. di Benevento. Il 26 agosto la segr. di Giustizia aveva comunicato che, dalla copia del notamento fiscale, rimesso dall'Udienza di Montefusco per il furto, a danno del sac. Antonio Marini di Altavilla, il re aveva rilevato, data la qualità del sacerdote Marini, che il delitto doveva essere rubricato come saccheggio, e non già come furto. Dunque deve procedere, contro i «pagani», l'Udienza, a norma dell'editto 12 settembre 1799 e dei consecutivi dispacci 7 e 14 dicembre dello stesso anno; e poi se ne deve rimettere copia alla Curia per quanto concerne il sac. Francesco Borrelli, e il can. Saverio Savoia, per procedere contro di essi a norma delle disposizioni date contro i saccheggiatori (Segr. Casa R. ed Eccl., 13, f. 103).
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