I rivoluzionari Irpini nel 1820 nell'esilio.
di Cannaviello, Vincenzo
(in: “Irpinia”, Rassegna mensile di Cultura, Giugno 1929, pag. 31-57)
La rivista “IRPINIA” (1929-34), organo ufficiale della “Società Storica Irpina” fu un periodico di grande spessore culturale e vi collaborarono illustri studiosi come Carlo Muscetta, Francesco De Santis e molti altri. Nel fascicolo qui riportato è contenuto un interessante articolo, sulla repressione borbonica, del Prof. Vincenzo Cannaviello, illustre storico e latinista irpino.
Dopo il Congresso di Vienna (1815), Ferdinando I delle Due Sicilie ritornò sul trono di Napoli. Il nuovo governo, dal quale tutti si aspettavano le riforme che abolissero i privilegi di una classe parassitaria, invece di dare risposte concrete al ristagno economico e all’enorme debito pubblico continuò ad aggravare il popolo con tasse e l’imposizione di nuovi tributi, soprattutto sui generi di più largo consumo.
Vincenzo Cannaviello, in questo articolo, si occupa dello stato di agitazione dopo le “cinque giornate di Avellino “ che si svolsero dal 2 al 6 luglio del 1820 (quelle di Milano sono del marzo 1848), infiammando tutta l’Irpinia e il napoletano contro un governo sordo e lontano dalle aspettative del popolo che, per lo scontento generale, continuava ad ingrossare le fila della carboneria.
L’ articolo del Prof. Cannaviello tratta proprio della repressione messa in atto dal Sovrano nei riguardi di coloro che “ …avevano cooperato ad abbattere il regime assoluto…”, un folto gruppo di rivoluzionari, tra cui moltissimi irpini, che saranno dispersi, braccati o lasciati espatriare con libero passaporto…
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