Scuola e condizioni educative ad Altavilla tra '800 e '900 nelle delibere del Consiglio comunale
(G. Sabatino e R. Sarti )
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Molte fonti d’archivio ci documentano che in passato, ad Altavilla, fu sempre attribuita una certa importanza all’istruzione (!). Ad iniziare dai primi anni del ‘500 sono infatti spesso menzionate, nei bilanci delle confraternite, le spese per lo stipendio di un maestro o, ancora, le spese per accomodi nei locali destinati ad accogliere le scolaresche. E’ tuttavia dalla prima metà del ‘600 che, grazie ad un cospicuo lascito di un benefattore altavillese (1), inizia l’attività di una vera e propria scuola, con tanto di classi, con un maestro al quale viene corrisposto uno stipendio annuo di ventiquattro ducati (2) e, addirittura, con le risorse necessarie perché fosse garantito a tutti gli scolari un quinterno di carta per scrivere e far di conti.
“…….Da un’istruzione considerata un lusso, che non tutti potevano permettersi anche per il fatto di non essere obbligatoria, si passa ad Altavilla ad una scolarizzazione organizzata e sempre più diffusa, a differenza di quanto avvenisse nella maggior parte degli altri paesi dove, in generale, si continuò a garantire l’istruzione ai soli ceti privilegiati e a trascurare quella dei meno abbienti ai quali veniva riservato il solo catechismo. Nelle piccole realtà come quelle del meridione esistevano infatti soprattutto scuole parrocchiali che si limitavano a livelli molto bassi d'istruzione, scuole che non svolgevano programmi sistematici e che non riuscirono ad incidere in profondità e arginare l'analfabetismo, presente in larga misura anche nelle classi più ricche. Naturalmente, in queste scuole parrocchiali il centro del sapere restava sempre la Bibbia sicché la teologia veniva considerata la materia più importante alla quale erano poi subordinate tutte le altre discipline, prima fra tutte la grammatica che educava non solo alla correttezza del parlare e dello scrivere ma anche allo studio degli autori classici; seguiva poi la logica che comprendeva la filosofia ma anche la matematica e l’algebra (3).
Questo, dunque, fu in generale il contesto nel quale Altavilla si trovò inserita, almeno fino agli inizi dell’800 quando, con la venuta di Napoleone ed il governo di Gioacchino Murat, la situazione cambiò profondamente e l’organizzazione scolastica entrò pienamente nelle prerogative del nuovo Stato (1806/1815). Il rientro di Ferdinando di Borbone vide, al contrario, l’istruzione nuovamente riportata sotto l’influenza della Chiesa la quale si limitava più ad indottrinare che istruire il popolo. In generale, tuttavia, la situazione restò comunque molto precaria : le scuole, spesso, non disponevano di locali propri e le lezioni si svolgevano quasi sempre nell’abitazione del maestro; mancava, poi, ogni supporto didattico, di frequente non vi erano neanche gli sgabelli e gli allievi sedevano quasi sempre in terra.
Il sistema scolastico che il dominio borbonico consegnerà al Regno d’Italia sarà quindi un completo fallimento, con la più alta percentuale di analfabeti. Negli altri stati pre unitari la situazione, però, non fu molto diversa poiché tutta la materia che riguardava la cultura era considerata come pericolosa e comunque con grande diffidenza; addirittura, quando furono organizzati i primi congressi scientifici, Carlo Alberto, ad esempio, si allarmò al punto tale da concedere che uno di essi si svolgesse a Torino, ma ordinò e dispose la schedatura dei partecipanti.
In ambiente ecclesiastico, poi, giusto per dare un’idea, così scriveva al nipote il cardinale Luigi Lambruschini, segretario di Stato di Papa Gregorio XVI: “…..Quanto avreste fatto meglio se ne' dì festivi li aveste (gli scolari) raccolti per udire pie e sode istruzioni che insegnassero loro ad essere buoni e perfetti cristiani! Generalizzare l'istruzione e la cultura mira non a migliorare la società, ma ad infelicitarla. Si accenda pure l'orgoglio delle classi ultime, destinate dalla Provvidenza ad esercitare arti e mestieri, con un superficial sapere e si vedrà quali e quanti buoni frutti produrrà un così calcolato sistema…..”
Le considerazioni, appena riportate, danno quindi l’idea di una certa mentalità sulla quale è superfluo ogni commento.
Intanto, con la legge Casati ed il regio decreto legislativo del 13 novembre 1859, n.3725 del Regno di Sardegna, entrato in vigore nel 1860 e successivamente esteso con l'unificazione a tutta l'Italia, il nuovo Stato confermava la volontà di intervenire in materia scolastica a fianco e in sostituzione della Chiesa cattolica la quale da secoli deteneva il monopolio dell'istruzione.
Questa legge, sebbene animata dalle migliori intenzioni e da una certa modernità come quella che riconosceva la parità fra i due sessi riguardo alle esigenze dell'educazione, fu tuttavia ispirata ad una concezione fondamentalmente elitaria, nella quale veniva dato ampio spazio all'istruzione secondaria e superiore (universitaria) ma scarsa importanza a quella primaria. Tracciava inoltre una separazione profonda tra la formazione tecnica, volta a formare la classe operaia, da quella di stampo umanistico, volta a formare le classi dirigenti. L'istruzione elementare, a carico dei comuni, era poi articolata in due cicli: un primo ciclo biennale, obbligatorio e gratuito, istituito nei luoghi dove ci fossero almeno 50 alunni in età di frequenza, e un ciclo superiore, anch'esso biennale, presente solo nei comuni sede di istituti secondari o con popolazione superiore a 4.000 abitanti, com’era Altavilla.
Alla legge Casati seguì quella del 15 luglio 1877 n.3961, detta anche legge Coppino dal nome del ministro proponente, Michele Coppino, la quale portò a cinque le classi della scuola elementare ed elevò l'obbligo per i primi tre anni.
Le spese per il mantenimento delle scuole rimasero, però, a carico dei singoli comuni, i quali, nella maggior parte dei casi, non erano in grado di sostenerle. Nonostante questo, la Legge Coppino ebbe una rilevante importanza e contribuì in buona misura ad una diminuzione dell'analfabetismo nell'Italia di fine Ottocento.
1) Il lascito testamentario che rese possibile tutto ciò fu disposto da un signore appartenente alla famiglia de Leo, la stessa che aveva dato i natali a Francesco de Leo, parroco della Collegiata di Altavilla, personaggio intrigante ma soprattutto uomo dai molteplici interessi economici oltre che vescovo di Trevico nel 1548. Leggi in altavillahistorica : Sarti, Raffaele. Vita religiosa ad Altavilla attraverso i registri delle confraternite.
2) Ventiquattro ducati equivalevano nel ‘600 / 700 a circa 400 giornate lavorative di un bracciante agricolo al quale veniva solitamente corrisposto un compenso di venticinque grani al giorno.
3) Sarti, Raffaele, Vita religiosa ad Altavilla attraverso i manoscritti delle confraternite, In : altavillahistorica.it
E’ in questo contesto, come si legge nella delibera consiliare, appresso riportata, che sin dal 1887 un comitato di ragguardevoli cittadini cercò di istituire ad Altavilla un asilo.
Atti del Consiglio Comunale
Sessione Autunnale
Estratto del Verbale n° 8 del 3 novembre 1906
Argomento n° 6 dell’ordine del giorno:
Oggetto: Asilo infantile – Avocazione al Comune
Il Sig. Presidente fa dare lettura al Consiglio della seguente istanza:
“I sottoscritti componenti il Comitato dell’Asilo infantile, istituito fin dal decorso anno (1905) in questo Comune, con sussidio municipale e col concorso di buona parte della Cittadinanza, allo scopo di rendere duratura tale benefica istituzione per grandi vantaggi morali che arreca alla pubblica educazione, pregano le SS.LL. di avocarlo al Comune.
Altavilla 27 ottobre 1906
Il Comitato F.ti: Cosimo Lombardi, De Rosa Carlo, Sellitti Giuseppe, Bruno Tommaso, Severino Ciriaco, Sarti Luigi, Bruno Angelo”.
Compiutasene la lettura, Il Presidente ricorda:
Che fin dal 1887 un Comitato di ragguardevoli cittadini cercò di istituire un Asilo Infantile per cui il Comune allora concesse il locale e un largo sussidio. Sopraggiunto nel settembre di quell’anno, la terribile epidemia del Gange (4), la bella iniziativa benchè prossima a completarsi venne abbandonata. Gli animi pel lutto sparso a larghe mani dal feral morbo rimasero prostrati e non se ne parlò più.
Nel decorso anno, altri volenterosi e benemeriti cittadini, con a capo il nostro Rev. Arciprete D. Cosimo Lombardi, ripresero la nobile iniziativa con maggior fervore, e sormontando tutti gli ostacoli, riuscirono fin dal principio dell’anno in corso (1906) a far funzionare l’istituto, affidandolo alle cure e direzione di 4 suore Francescane Alcantarine, le quali, impartiscono l’educazione ai numerosi bambini (160) e bambine con pieno plauso del pubblico.
Oltre al sussidio concesso dal Comune, e di quello che concederanno certamente le Opere Pie locali, parecchi cittadini si sono obbligati di pagare per cinque anni chi una somma (dalle 25 alle 2 lire, in cinque diverse categorie) e chi in un’altra, in guisa di raggiungere un contributo annuo di £ire 600 a cui aggiunto il prodotto della detta retta mensile che viene corrisposta da ogni bambino non povero, è da presumersi che si arrivi alla complessiva somma di £ire 2.500 a £ire 3.000, con la quale per ora, in limiti ben modesti, l’Istituto può menarsi innanzi, egli propone di accogliere la dimanda.
Altri Consiglieri prendono la parola, tutti in senso favorevole allo accoglimento della dimanda, quindi chiusa la discussione generale viene proposto il seguente ordine del giorno
Il Consiglio
Considerato che l’istruzione elementare obbligatoria fin oggi non ha dato ne dà quei benefici effetti che la legge si ripromette, se non si pensa seriamente all’educazione dei bambini fin dalla tenera età, i quali in massima parte, i quali in massima parte, rimanendo abbandonati a loro stessi nelle strade e piazze (fino all’età che la legge li chiama all’obbligo della scuola 7 anni) diventano rozzi, ineducati e contraggono i germi dei peggiori vizi che rodono l’umanità.
Considerando che a riparare tal grave inconveniente unico mezzo e riconosciuto serio e positivo è l’Asilo infantile, il quale per la sua precipua indole è destinato a raccogliere ragazzi di tenera età (3 a 6 anni) per poi portarli alle scuole elementari con i germogli di principii sani e giusti, già istradati così nell’istruzione onde è più facile ottenersi lo sviluppo di quella cultura generale tanto necessaria ad ogni cittadino, ed alla quale tende l’istruzione elementare obbligatoria.
Che ciò stante è un imperioso dovere avocare al Comune l’Asilo infantile gia fondato fin dai principii del corrente anno, al fine di non veder dissolvere innanzi tempo l’utilissima istituzione, tanto più che così viene a rendersi omaggio all’aspirazione e desiderio vivissimo di tutta la cittadinanza.
Considerato che i mezzi di cui presentemente dispone l’istituto e degli altri che potrà in seguito conseguire da altri Enti, la finanza comunale non ne soffrirà sensibile aggravio, anche perchè lo Stato per tali benefici istituti concede adeguati sussidii.
Ad unanimità di voti delibera:
Accettare, come accetta, la dimanda del Comitato e per l’effetto avoca a sè l’Amministrazione dell’Asilo Infantile dal 1° gennaio del venturo anno.
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4) Epidemia del Gange detta anche morbo asiatico. Si tratta del colera, malattia endemica dell’India, diffusasi nell’ 800 in Europa e quindi in Italia dove, malgrado i cordoni sanitari con i quali si cercò di contenere il contagio, fece nel 1887 circa ottomila morti nel solo napoletano]
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Con successiva delibera del 7 luglio 1907 viene poi stabilito e approvato
lo statuto dell’asilo
Non è difficile immaginare che, malgrado le migliori intenzioni, le difficoltà non mancarono, soprattutto quelle di natura economica visto che ben presto fu possibile istituire ad Altavilla non solo l’asilo, come appena riportato, ma anche le cinque classi delle elementari le quali, tutte insieme, obbligarono il Comune a destinare risorse consistenti all’istruzione, sia per gli stipendi alle maestre che per l’affitto dei locali in cui si svolgevano le attività didattiche.
E’ proprio al riguardo di questi locali, i quali in un primo momento furono presi in fitto e ubicati nel caseggiato del Comm. Michele Capone, successivamente sgomberati per specifiche necessità del proprietario, che si decide in Consiglio comunale di “….riedificare il lato nord del palazzo baronale….” e raggruppare in un'unica sede tutte le scuole del paese.
La delibera del 9 luglio 1913, che qui si riporta, stabilisce proprio il trasferimento dell’asilo e delle scuole elementari presso l’antico palazzo de Capua (famiglia feudataria). L’asilo, affidato alle suore francescane alcantarine, troverà in seguito, per problemi di spazio, un’altra sede, in via Foresta, mentre le scuole elementari resteranno nel palazzo de Capua fino ai primi anni ’60 del secolo appena trascorso.