Cronaca del Mezzogiorno
La ricchezza mineraria della provincia di Avellino
(da “L’IDEA NAZIONALE” del 28 agosto 1917)
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( "L'Idea Nazionale" era il settimanale del Partito Nazionalista Italiano, fondato a Roma nel 1911. Per meglio propugnare l'intervento in guerra dell'Italia, si trasformò nel 1914 in quotidiano per poi fondersi nel 1926 con la Tribuna che cessò le pubblicazioni nel 1944 )
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La Regia Società Economica sorta nel decennio francese, ebbe il merito di aver incominciato a far conoscere le ricchezze esistenti nel sottosuolo della nostra Provincia.
In una corrispondenza che va dal 1807 al 1861 rilevansi le sue premure per l’esame dei giacimenti di ferro e rame, esistenti nei monti di Volturara Irpina, e per l’esplorazione delle miniere di carbon fossile tra i comuni di Torella dei Lombardi e Villamaina; di salgemma presso Montemiletto; di pregiate cave di marmi nei tenimenti di Gesualdo, Vallata, Bisaccia, S. Angelo a Scala, Dentecane e Torre le Nocelle.
Nel 1819, il medico Paolino Macchia presentava alla stessa Società Economica, di cui era componente, una Dissertazione sul carbon fossile rinvenuto in Villamaina, mentre dello stesso minerale notato in tenimento di Torella dei Lombardi si occupò l’altro socio Sabino Mannella. In una dotta memoria del 1838 lo stesso Macchia si occupava della famosa Valle d’Ansanto e delle acque termominerarie di Villamaina, mentre in data 6 ottobre 1816 Federico Cassitto scriveva un accurato studio sulla idrografia minerale di tutta la Provincia, la quale può essere interessante anche per stabilire la presenza in quei luoghi di preziosi giacimenti minerarii. Il Cassitto annoverava sorgenti di acque muriatiche in sei comuni, di acque sulfuree in trentuno contrade, acque ferrate in quattro comuni e di acque gassose in cinque altre località.
Ma le nostre ricchezze minerarie venivano magnificate anche fuori dell’ambito della Società Economica, e non è superfluo ricordare quanto ne disse il Corcia nella Storia delle due Sicilie: “Ricco di allumina è la calcarea del Terminio, e molto allume di piuma si produce nella grotta di Ariano, come le più graziose fioriture ne pendono da quella sotto la Savina nelle vicinanze di Montella. Sono rocce di salgamura presso i villaggi di Sorbo e Salza, enormi depositi di gesso selenite nelle pertinenze di Vallata; né vi mancano cave e filoni di carbon fossile al nord-est di Rocca San Felice, presso il vallone delle Caldare, ed alle sponde dell’Ofanto, in vicinanza di Caivano.
“Una cava di pirire con solfo, ferro e rame si è notato nell’agro di Carife, nonchè del ferro idrato nei monti di Volturara.
“Dalle rocce di Chiusano e Montemarano scaturisce in copia il petrolio e malta e pece minerale presso il torrente delle Caldare, all’ovest di Torello.
“Ma notabili soprattutto vi sono al cune cave da decorare templi e palagi signorili. L’una cava di alabastro è sul monte di Chiusano, altre pietre specolari e verdastre nell’eminenza di Frigento, che levicate pareggiano il verde autentico; ed oltre quelle di marmo grossolano con bianche e trasparenti lamette presso Ariano, la più nobile è quella di Gesualdo da cui si scavano non solo marmi di diversi e bei colori, adoperati nelle decorazioni del Real Palazzo di Portici, ma un altro ancora di molto pregio di color giallo finissimo e rilucente”.
Verso gli anni 1867 – 70 le ricerche minerarie ebbero un nuovo impulso ad opera del Municipio, del Consiglio provinciale e del Comizio agrario di Avellino, per la spinta datavi dall’Ingegnere primo Lattanzi, e per l’occasione dell’esposizione universale di Parigi (1867), per la quale dall’apposita Commissione dalla Camera di Commercio di Avellino, fu presentata relazione che si occupava fra l’altro dei prodotti minerari della provincia. Intanto l’ingegnere Lattanzi nelle sue peregrinazioni scopriva numerosi giacimenti minerari e formava un quadro dei principali minerali rinvenuti in comuni e contrade.
Il Consiglio provinciale in data 12 settembre 1867 constatava che, e per gli studi del Lattanzi, e per l’esame dei vari minerali fatto per disposizione ministeriale da un architetto delle regie miniere e dal prof Carlo Cassola direttore della Facoltà chimica italiana, molti minerali rinvenuti nel nostro suolo erano senza dubbio pregevolissimi ed alcuni di essi superiori a quelli che vengono dall’estero; ma rimaneva la questione della importanza dei giacimenti minerari, per assodare la quale occorrevano seri studi e ricerche su vasta scala, che dovevano affidarsi a persone di speciale competenza . In tali sensi decise il Consiglio provinciale, stabilendo anche un primo fondo di lire 2.000 per i suddetti scandagli, ma il deliberato non ebbe alcun seguito e le cose rimasero allo stato primiero. Onde il chiaro prof. Modestino del Gaizo dell’università di Napoli, occupandosi, nel 1881, della litologia dell’Avellinese per la esposizione di Milano, rilevava appunto che la storia naturale del Principato Ulteriore per quel che riguarda la petrografia sia stata pochissimo studiata, e faceva voti che a premura del giury della esposizione e del Comitato promotore, il Governo avesse presto affidato a qualche naturalista lo studio della litologia dell’Avellinese. Questo voto è rimasto tuttora inascoltato, e per quanto le attuali circostanze politiche sembrino poco adatte per ricerche e studi di simil genere, pure sarebbero esse della massima utilità proprio in questo periodo, perchè potremmo trovare in casa nostra molti prodotti naturali, di cui ora si lamenta la deficienza, sottraendoci, anche per l’avvenire, al gioco straniero, e costituendoci nel dopo guerra una fonte di ricchezza non trascurabile, di fronte all’inevitabile disagio economico.
II
Riandando quanto di più notevole risulta dagli atti e dalle pubblicazioni citate, notiamo che le sole miniere di zolfo sono da qualche tempo largamente sfruttate nei tenimenti di Altavilla Irpina e Tufo, mentre s’è notata la presenza anche nella famosa valle d’Ansanto, nei pressi di Rocca San Felice (zolfo bituminifero), ed Carife, Casalbore, Chianchetelle, Frigento, Grottolella, Montefredane, Montecalvo, Solofra, Vallata.
Giacimenti ugualmente importanti sono nella nostra provincia quelli di carbone fossile e di lignite. Ne parla di proposito ed ampiamente il Macchia nella citata memoria per il carbon fossile nel tenimento di Torella e Villamaina, ed alle sponde del torrente Fredone. Egli asserisce di averlo rinvenuto di ottima qualità, alla profondità non maggiore di un palmo e mezzo, e lungo vaste estensioni. Sembra però che altri non meno interessanti giacimenti debbano trovarsi, più specialmente sotto forma di ligniti a Rocca San Felice presso il vallone delle Caldare, ad Andretta e Caivano, presso le sponde dell’Ofanto, a Casalore (? Forse Casalbore n.d.r.), a Guardia Lombardi e altrove. Nel vallone tra Montefusco, S. Nazzaro, S. Angelo a Cancello, si sono addirittura rinvenuti pezzi di antracite.
Fin dal 1807, a premura dell’intendente Mazas furono inviati dal Governo per sone tecniche nel tenimento di Volturara per esaminare l’abbondante ferro idrato che si rinveniva senza molta fatica in quei monti dove fu notata anche la presenza del rame.
L’ing. Lattanzi notò minerali di ferro anche in tenimento di Lauro (allora – 1867 – proprietà Di Meo), mentre si assicura da parecchi l’esistenza della pirite con zolfo, ferro e rame in agro di Carife, San mango, Casalbore, nella valle d’Ansanto e nel bosco tra Senerchia e Calabritto, dove fu notato, come a Montella (proprietà De Marco, nel 1867) qualche bell’esemplare di quarzo.
Da cennati scrittori si porta come abbondante il petrolio “che gronda dai sassi in quel di Chiusano, o si vede natante in qualche fonte del detto comune”, come n’è stata notata la presenza nella ripetuta valle d’Ansanto e in Lioni lungo la riva dell’Ofanto, nel luogo detto Oppido, ed in tenimento di Montemarano, Contrada, Montefredane, Ospedaletto, Pratola, S. Paolino, S. Mango. In quest’ultimo si è rinvenuto anche della nafta o bitume liquido e della malta o pece minerale nel torrente Caldare fra Torella, Rocca S. Felice e Frigento. Grandiosi depositi di salgemma, sfruttati specialmente durante il dominio francese nel regno di Napoli, esistono in tenimento di Montaperto, e non meno importanti giacimenti debbono essere nei tenimenti di Sorbo, Salza e Grottolella, dove copiose anche erano le sorgenti saline, poi disperse per ragioni fiscali.
Di notevole importanza sono anche le cave di marmi e di alabastro, specialmente quelle di Gesualdo che dettero materiale prezioso nella costruzione delle reggie di Caserta, di Portici e di molte chiese, specialmente belli gli alabastri cotognino e cepollino. Marmi bianchi e rosso cupo si hanno ad Ariano, e bianchi e colorati anche a Chiusano, Frigento, S. Angelo a Scala, fra Torre le Nocelle e a Pietradefusi, frazione Camparello, ed arenarie e brecce e lumachelle in gran copia di bell’aspetto e sicchè di svariate conchiglie fossili.
A Frigento vè una pietra verdastra assai dura , rassomigliante al verde antico, quando è ben levicata.
Solfato di calce bizzarramente cristallizzato trovasi a sud-est ed a ovest di Ariano per un tratto di sei chilometri, pozzolane e cementi idraulici a Casalbore e Bagnoli.
A Vallata, proveniente dal soprastante monte S. Stefano, a Fontanarosa ed a S. Angelo all’Esca si ha pietra selce agiatoide a goccioletti di colore giallo azzurro e paonazzo.
Di gesso vi è grande abbondanza: il Del Gaizo l’ammette in una zona di 60 chilometri circa, che attraversa molte località tra le quali Ariano, Capriglia, Frigento, Grottolella, Montecalvo, Montemiletto, Montefusco, Vallata; altre volte sotto forma di nitido cristallo, nella varietà dello specchio d’asino. Altri depositi sono tra il lago d’Ansanto ed il lago di Migliano, ad Avella e Savignano nel bosco comunale ed a Ferrara; talvolta a grandi lastre seleniti.
Vi hanno stucchi a Salza, Sorbo, Ariano, Rivolttoli di Serino, e talco ad Ariano, S.Stefano, Rocca S. Felice, presso Monticchio.
Vi ha magnesio in natura ad Ariano, ed ivi anche allumina che in maggior quantità s’incontra nei filoni del terminio e nei luoghi sovrastanti Serino.
Vi è del manganese nel Vallone Marotta, tra Montefusco e Prata e sul fiume della Scrofeta, donde traggonsi dei colori bruno, rosso e verde mercè le combinazioni chimiche ad uso delle tintorie.
Si trova il nero minerale in vari punti della provincia e specialmente in contrada Pianodardine presso Avellino.
Ottimo ittiolo gocciola dai massi di una località non bene precisata di Montefalcione.
Fra Altavilla e Ceppaloni fu rinvenuta la grafite.
Il Lattanzi, lo Zingarelli, il De Gaizo danno infine una notevole importanza alle marne, argille plastiche, e smatiche, e terre refrattarie, che in abbondanza trovansi nel suolo dell’irpinia. Vi hanno depositi di marne sul monte Cuccaro, valle d’Ansanto, sulla strada Melfi, fra Atripalda e S. Potito, dove furono trovati strati di marna vividi, di vari colori, verdi, cerulei, rossi, ed in Avellino alla contrada Piano di rendine. Il Del re riconobbe in Casalbore una marna rossiccia bruna, friabile, untuosa al tatto, simile a quella del Gotland in Svezia, atta a far vetri e maioliche.
Ottime argille sono quelle plastiche in S. Agata di Solofra, che venivano spedite anche all’estero, come pregiate sono quelle delle cave di Avellino, alla cennata contrada Pianodardine, dove fu impiantato un opificio figolino che poi decadde; ottime sono anche quelle di Atripalda, Manocalzati, Capriglia, Montefusco, Ariano, Paternopoli, Carife, Moschiano, Quindici e di S. Martino V.C. nei luoghi Boschi e Tora, dove trovasi anche eccellente terra refrattaria, di cui si facevano nei tempi passati, continue spedizioni a Napoli ed all’estero.
III
A seguito delle premure dell’Amministrazione provinciale il Ministero ha già mandato nella nostra provincia un ingegnere specialista il quale in una prima visita ha assodato la presenza oltre della lignite in grosse quantità, anche del petrolio da potersi sfruttare industrialmente. Egli tornerà fra breve, per studiare l’importanza degli altri giacimenti minerari.