Il Sindaco di Altavilla Irpina (Avellino) ha inviato all'I.N.A.- Casa la seguente lettera di protesta che ci prega di pubblicare:
In riscontro della nota n. 4820 del giorno 7 agosto corrente anno.
Protestiamo energicamente contro la decisione presa di ubicare le case destinate agli operai zolfatari di questo Comune lungo la strada Federico Capone, già via Belvedere.
Ci viene il dubbio — fondatissimo per più di una ragione — che l'INA-Casa non sia stata ragguagliata in modo sufficiente dall'Ente Zolfi Italiani, il quale più che gli interessi della classe degli operai, rappresenta quelli della Ditta che gestisce le locali miniere. E tale Ditta fa male quando, astraendo da ciò che è un criterio oggettivo nella scelta della località, crede di rendere omaggio ai sigg. Capone - padroni delle cave - prolungando una strada che mena ad un castello avito dei Capone medesimi.
La località, che oggi l'INA-Casa non sufficientemente edotta dice di confermare, è a sommo della strada Belvedere. Essa è fuori mano e già fu scartata dagli ingegneri dell'Istituto Autonomo Case Popolari di Avellino e dal Genio Civile quando si trattò, l'anno scorso, di costruire alcune palazzine da parte di quell'Istituto; e la ragione essenziale fu quella che la località preferita dall'Ente Zolfi — ristrettissima per un congruo sviluppo di case operaie — poggia sopra un piano completamente opposto, per ragione di livello, al piano dell'attuale rete di fognatura urbana. Onde si corre la necessità — ove la località in causa venga definitivamente adottata — di creare un complesso di abitazioni anacronistiche, senza acqua, senza camerini da bagno e, orribile a dirsi, senza cessi.
Altra ragione essenziale — anzi, essenzialissima e postergata con una disinvoltura che non si riesce a comprendere e a qualificare — è quella di non osservare le leggi elementari dell'orientamento, ragion per cui le nuove case — anziché essere ricche di aria e di luce, elementi necessari agli operai zolfatari, i cui polmoni sono saturi di anidride solforica — non avranno il benché menomo beneficio di vedere il sole, neppure in uno solo del giorni dell'anno, penetrare nelle stanze e allietarle.
Il diversivo dell'Ente Zolfi di rimediare alla ristrettezza della superficie prescelta costruendo due o più palazzi, è un controsenso, diremmo, un delitto.
Le case operaie debbono essere costruite in assoluta ottemperanza al criterio che è alla base del Piano Fanfani. Tale criterio è quello di apprestare case comode e isolate per due o quattro famiglie e non già di costruire palazzi per 15, 20 o 30 famiglie, creando alveari umani. poco adatti per l'osservanza dell'igiene da parte di umile gente.
Contravvenire a questo criterio estensivo del Piano Fanfani è mettersi contro le direttive fondamentali segnate dal Governo in tema di edilizia moderna.
Ora — in funzione di un interesse della nostra tesi — dovremmo fare la descrizione della località consigliata dal Comune e unanimemente approvata dalla cittadinanza, non esclusa, quindi la stragrande maggioranza della popolazione operaia.
Non lo facciamo. Soltanto sottolineiamo che la località di via Avellino, piena di aria e di luce, esposta a solatìo, con un panorama a perdita d'occhio, incantevole, prescelta dal Genio Civile e confermata da una decisione del Consiglio di Stato, può bene accogliere anche le case degli operai zolfatari.
Questa località — la cui superiorità è unica — è stata già fatta sua precisamente dall'INA-Casa, la quale vi costruisce - sotto la direzione dell'ing. Francesco Guarino della Università di Napoli - un gruppo di abitazioni. Quale sarà dunque il motivo che muove l'INA-Casa a cadere in una patente contraddizione?... Non certo per una ragion veduta, ma unicamente per insufficienza di informazioni.
Noi, Sindaco del Comune, sentiamo il dovere di elevare, in conseguenza della Comunicazione ricevuta, una rispettosa ma ferma protesta. Mentre confermiamo tale protesta, la estendiamo al Ministero dei Lavori Pubblici ed invochiamo - contro un palese sovvertimento di principii tecnici - il sopraluogo di una competente Commissione.