1953
- 23 giugno
POSTA DEL DIRETTORE
(Dal quotidiano “ IL GIORNALE” Martedì 23 giugno 1953. T. CAPONE)
Riceviamo e pubblichiamo:
Signor Direttore,
Il 5 giugno, allorchè Ella pubblicò un “pezzo” sul comizio liberale ad Altavilla Irpina eravamo in piena febbre elettorale. Ora che siamo tutti apiretici mi consenta una breve messa a punto. L’autore ha fatto dell’involontario umorismo parlando di ricatti, intimidazioni e minacce allorchè anche i bimbi dell’Asilo infantile di Altavilla sanno che i loro familiari che lavorano alla miniera son tabù non tanto per i patti collettivi di lavoro che hanno forza di legge; della protezione di tre sindacati di diversi colori politici edella commissioneinterna ogni anno democraticamente eletta; quanto e maggiormente per la quasi secolare e tradizionale politica sociale e industriale della Amministrazione alla quale se un rilievo può essere fatto è quello di essere eccessivamente liberale. Non starò qui a fare il panegirico dei nostri amministratori e tanto meno a mettere in evidenza la loro sistematica azione, che del resto è a tutti –amici e nemici - arcinota anche oltre i ristretti confini della provincia.
Ma la parte della prosa a forti tinte che indubbiamente avrà strappato ai Suoi lettori, per la commozione e per l’indignazione cocenti ed abbondanti lacrime, è la magistrale descrizione della strada assolata, degli operai tremanti dietro le persiane (senza allusione a quelle della signora Merlin ) e dell’imperterrito candidato che, solo sulla piazza, attorno alla quale sono appostate le spie, (il padrone è barricato in miniera) si sgola e si sbraccia per predicare il verbo. Vuoi fare un pò di buon sangue signor Direttore? Eccole alcune cifre: Su quattromila voti di Altavilla il candidato liberale ne ha raccolti poco più di due dozzine e per essere precisi 25. Dirà l’articolista che ciò sta a dimostrare l’efficacia del terrore, dello spettro della fame, della paura degli sbirri e forse della forca, per la quale sarà stato scambiato un innocente albero di cuccagna che si rizza ad ogni Santa Barbara; ma io Le opporrò i 723 voti della D.C. e gli altri 870 dei social-comunisti; sicchè mentre i 25 uomini e donne di Jannaccone si sono rifugiati prudentemente nella loro conigliera per avvicinarsi poi il 7 giugno timidamente alle urne che peraltro sono segrete e silenziose come tombe, tutti gli altri elettori altavillesi hanno ascoltato indisturbati comizi di ogni tinta; hanno espresso liberamente le loro preferenze (che non si sono polarizzare su di me) e che io sappia non sono stati ancora trucidati dal padrone delle Miniere (da non confondere con quello delle Ferrovie la cui fama è di gran lunga superiore a quella del sottoscritto).
Infine devo aggiungere che il padrone (ahimè) non sono io, che rivesto solo la modesta carica di consigliere e che in quanto a padronanza non sono che uno dei cento e disperati azionisti di una Società per azioni.
Mi rimetto alla Sua lealtà per la pubblicazione della presente, col dovuto risalto. La ringrazio e La saluto distintamente.