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IlMattino 21 5 1963

 

ALTAVILLA IRPINA, 20 mag.

   Tempo fa corsero voci allarmistiche sulla situazione della SAIM, miniera di zolfo, unica, vera fonte di vita della nostra quasi intera cittadina.

   Scientemente non le divulgammo per non distrarre l'attenzione pubblica tutta polarizzata sulla battaglia elettorale e per non accentuare una palese ansia fra i minatori e le loro famiglie: oggi però è indispensabile parlarne sia pure brevemente.

   Abbiamo ritenuto così opportuno e nell'interesse delle maestranze e del paese tutto di attingere notizie ufficiali presso persone qualificate dell’Azienda.

   Abbiamo avuto così la ventura di incontrarci con il nostro concittadino, il dott. Domenico Pellegrini, direttore amministrativo della SAIM, che, con responsabile competenza, ci ha esposto in una ampia panoramica la situazione del settore zolfifero ed in particolare quella della SAIM. Essendo le dichiarazioni gentilmente rilasciateci veramente importanti e di pubblico interesse, a nostro parere, e, trattandosi, inoltre, di argomenti che richiedono una specifica competenza, le riportiamo quasi integralmente: «L'industria zolfifera nazionale dal 1953 cioè dopo la breve parentesi favorevole della congiuntura coreana, è in crescente crisi ed ora è in fase pre-agonica.

   Gli interventi del governo nazionale con la legge 25-6-1956 n. 695, e la ridda dei miliardi profusi dalla Regione Siciliana non hanno modificato la situazione, perchè il costo dello zolfo italiano, malgrado gli sforzi fatti, non è competitivo con le produzioni estere e non lo sarà mai. L'industria zolfifera nazionale, gia parzialmente ridimensionata, rimarrà in vita finche potrà godere delle protezioni dell'isolamento nell'ambito della Comunità Europea, ma, alla scadenza, vi saranno scarse probabilità di sopravvivenza.

   Nell'ambito dell'Ente Minerario Siciliano, probabilmente, qualche miniera potrà sopravvivere purchè il costo del minerale a bocca di pozzo possa essere contenuto entro il limite del costo della pirite nazionale ed estera »

Ma, dottore, qui la situazione è meno preoccupante e si sa che in questo quadro generale la SAIM ha sopportato meglio i colpi della sfavorevole situazione perchè abbastanza bene organizzata e, soprattutto perchè ha potuto compensare le perdite con la produzione del minerale ventilato 30-33% che non richiede particolare trattamento.

   “Conveniamo con voi, ci ha risposto, ma tenete presente l’allagamento della miniera?”

   Infatti, con l'alluvione dell'ottobre 1961 l'Azienda, purtroppo, ha subito danni spaventosi e, malgrado che si siano spesi centinaia di milioni della sola Ditta, le ferite sono ancora aperte e talune non potranno mai più, a quanto sembra, essere rimarginate.

   Il dott. Pellegrini ci ha parlato, poi, dei costi di produzione, che sono saliti inverosimilmente, tanto che allo stato, lo stesso minerale ventilato 30-33% riesce appena a coprirsi le spese. Ad aggravare la già critica situazione è intervenuto il rincaro del costo della vita e gli aumenti salariali — indubbiamente giusti — non riescono purtroppo a riversarsi, per la pesantezza del mercato, che parzialmente sul consumo.

   A questo punto, abbiamo ritenuto opportuno porre questa domanda:

— Come si potrà, allora uscire da questa situazione?

   Innanzi tutto, trascriviamo integralmente, appare incredibile che le Autorità governative non abbiamo voluto, ne potuto trovare il modo di contribuire a sollevare l'Azienda così duramente colpita dall'alluvione. Si dirà che le leggi sulle pubbliche calamità prevedono un contributo per la riattazione e la ricostruzione degli impianti: sarà forse un contributo del 10-20% sulle spese sostenute a salvare l'Azienda? Per la verità giova qui sottolineare che ad un anno e mezzo dalla catastrofe, la pratica per i contributi è ancora in fase di istruttoria.

   Stando così le cose e pur contraendo al massimo le spese di gestione l'attività mineraria di Altavilla nella migliore delle ipotesi potrà sopravvivere se limitata alla produzione del solo minerale ventilato, per cui dovendosi contrarre le spese di esercizio ad un terzo di quelle attuali, la SAIM dovrà ridursi ad una modesta attività"

   E prevenendo la nostra domanda, il dott. Pellegrini ha continuato:

   «Si, spesso si è parlato di finanziamenti proposti e non accettati dall'Azienda, e che la crisi è dovuta soprattutto alla mancanza di moderne attrezzature. E' uno slogan che si ripete spesso nei periodi di agitazione operaia e serve per irretire le masse. La realtà è:

     a) che l'Azienda ha ottenuto finanziamenti per ammodernamenti per lire 165 milioni al 4% compreso l'onere per la fidejussione bancaria;

     b) che tale finanziamento è stato quasi totalmente utilizzato;

     c) che l'Azienda si era preparata anche a maggiori sacrifici per trasformare totalmente gli impianti di trattamento del minerale se quelli siciliani di flottazione avessero dato buoni risultati;

     d) che aveva programmato la costruzione di un impianto per la produzione dell'acido solforico, utilizzando in loco il minerale estratto, ma che tale prospettiva si è dovuta abbandonare, non solo per la scarsa consistenza del giacimento minerario, ma anche perchè gli studi fatti hanno dimostrato che anche nel settore dell'acido solforico e dei concimi chimici vi è una superproduzione e che solo le grandissime Aziende possono sopravvivere per la grande produzione di massa ».

   Allo stato, dunque, non vi sarebbero illusioni da farsi; bisogna bandire le inutili chiacchiere ed i soliti luoghi comuni e pensare seriamente e con urgenza a trovare una soluzione perchè il problema non investe più la fortuna di una Azienda, ma quella di una intera popolazione.

   Il patrimonio minerario del paese, anche se ora non potrà essere integralmente sfruttato rimarrà sempre una ricchezza latente che potrà, pur essere ripresa purchè la miniera rimanga in vita ed in perfetta efficienza. La questione più grave da risolvere, ha detto il dottor Pellegrini, è di promuovere una nuova industria in Altavilla affinchè le maestranze locali, che hanno delle grandi doti di capacità e di adattabilità non abbiano a disperdersi depauperando il patrimonio umano e compromettendo definitivamente ogni altra iniziativa.

   Siamo rimasti perplessi nell’apprendere cose che in verità non pensavamo e ci è corso l'obbligo di chiedere se le Autorità erano state messe al corrente di tale grave situazione.

   Ci e stato risposto che in diverse occasioni con pro-memoria la Società aveva illustrato la situazione alle massime Autorità nazionali e provinciali, e che fino ad oggi nessuna iniziativa concreta era stata presa o per lo meno portata a conoscenza della SAIM.

   Durante le agitazioni del novembre-dicembre scorso l'Azienda era stata visitata da un alto funzionario del Ministero dell'Industria al fine di accertare la reale condizione della Azienda ed in tale occasione il predetto funzionario aveva convenuto alla luce delle documentazioni, che la SAIM non aveva altra alternativa per sopravvivere che il ridimensionamento.

— Ma con tale ridimensionamento molti operai resteranno disoccupati...

   “Proprio così!” Ci ha detto ancora con convinzione soffusa di tristezza il dr. Pellegrini: circa 200 operai rimarranno senza lavoro. Sarebbe una enorme rovina! Urgono, dunque, provvidenze governative per i lavoratori sia sotto forma di aiuti finanziari sia costituendo scuole di riqualificazione che gli operai dovrebbero frequentare conservando il salario a carico dello Stato. Del resto il trattato di Roma della Comunità Europea, se non andiamo errati, prevede particolari provvidenze proprio per casi del genere. Considerata la gravità della situazione, ci sembra quanto mai opportuno che le Autorità competenti facciano serie indagini sulle reali condizioni di questa nostra industria mineraria, onde evitare che il paese possa trovarsi, improvvisamente, in gravissimo disagio e che prendano tempestivamente tutte quelle iniziative necessarie anche e soprattutto creando nuove attività industriali in modo da dar lavoro alle maestranze della SAIM nel caso malaugurato che l'azienda dovesse essere ridimensionata.

Antonio Severino