(Nostro servizio particolare)
ALTAVILLA IRPINA, 26
Presso la casa comunale alle ore 17 di ieri si sono riuniti numerosi parlamentari della Circoscrizione a seguito dell'invito del sindaco prof. Vittorio Caruso, per affrontare il serio problema di 133 minatori licenziati dalla SAIM Zolfo di Altavilla. Una nutrita protesta, intanto, aveva avuto luogo sin dalla mattina, allorquando la cittadinanza altavillese, con un atto di fraterna e commossa solidarietà, è scesa per le vie cittadine a fianco delle maestranze della miniera e dei dirigenti sindacali che si stanno adoperando attraverso numerosi contatti con i datori di lavoro tramite l'Unione industriali di Avellino, nell'intento di scongiurare il licenziamento in atto che in modo irrimediabile verrebbe a minare l'intera economia di Altavilla e quei centri che sono interessati dal raggio del bacino minerario. Al passaggio del corteo negozi ed abitazioni civili chiudevano porte e balconi nell'intento di esprimere la loro completa adesione alla manifestazione.
Vi sono dei problemi di fondo che devono essere illustrati per fornire un quadro precise della situazione mineraria e dei lavoratori.
Sin dal 1948 presso la miniera di zolfo di Altavilla Irpina trovarono lavoro 800 unità ridotte progressivamente a 203 e se il provvedimento attuale dovesse trovare pratica applicazione il personale effettivo si assottiglierebbe a 70. I motivi di questo ridimensionamento non sono da ricercarsi in un esaurimento del minerale in giacenza ma al ricorso al principio del «minimo sforzo massimo rendimento». Infatti le miniere di zolfo producono due tipi di minerali denominati rispettivamente molido e fuso. Mentre per il primo occorre un limitato impiego di mano d'opera si presenta il vantaggio di poter essere smerciato subito dopo la macinazione, per il secondo occorrono maggiori spese e lavoro. Se si tiene inoltre conto che la sola vendita molido ha fruttato oltre la metà dell'incasso totale ci si renderà subito conto che la ditta vorrebbe limitare la produzione solo a questo minerale e quindi ritiene esuberante il personale attualmente in forza. Nelle prospettive di un sicuro progresso sociale ed economico della zona da ogni parte si scongiura questa eventualità anche perchè i pozzi minerari ad un certo livello di profondità hanno una temperatura interna media che si aggira intorno ai 45 gradi centigradi ed una volta rimasti inefficienti sarebbe impossibile a distanza di tempo.
Al palazzo dell'Annunziata sulla scottante questione vi è stato un interessante dibattito. Vi sono intervenuti l’on. Ciriaco De Mita, Costantino Preziosi, Salvatore Mariconda, il Sindaco di Avellino, il presidente della Provincia, i consiglieri provinciali Barra, Villani, Maffei e Grasso, i rappresentanti sindacali e delle maestranze.
Da tutto ciò che si è detto è emerso che la decisione drastica della SAIM qualora non venisse revocata, costringerà gli operai a partire dal 28 p. v. ad occupare la fabbrica per una eventuale revoca della concessione in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato del 1963 n. 215 articolo 835 del Codice Civile.
Vedremo nelle prossime ore quale aspetto assumerà la controversia e se i dirigenti aziendali ritorneranno sulle loro decisioni con un provvedimento di sospensione del licenziamento, cosa che tutti auspichiamo ed in modo particolare gli operai del cui avvenire trepida la intera cittadinanza.
All’ultimo memento si è appreso che una delegazione di deputati ha discusso presso la Prefettura di Avellino le modalità giuridiche per una probabile requisizione dell'azienda e la conseguente revoca delle concessioni per lo sfruttamento del sottosuolo.
Alfonso Porcaro