welcome

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

IlMattino 1 4 1969

ALTAVILLA IRPINA, 31 marzo 1969

   Bisogna convenire che un perverso destino perseguita il nostro paese per punirlo, forse, di essere stato all'avanguardia in ogni tempo della nostra provincia.

   Ciò non vuol essere uno dei soliti luoghi comuni dettati da eccessivo campanilismo, ma una constatazione basata sui fatti obiettivi.

   Il nostro paese già fiorente per la sua attività agricola, commerciale e per quella industriale direttamente collegata alla miniera di zolfo, oggi si ritrova in una condizione allarmante e preoccupante perchè l’agricoltura è rimasta un mito e la miniera di zolfo non è più in condizioni di assicurare lavoro neppure a quelle ultime decine di minatori, i quali corrosi nel fisico e nell'animo chiedono soltanto di poter continuare a corrodersi i polmoni per guadagnare onestamente il loro pane quotidiano.

   A confermare, inoltre, l'avverso destino che sta disfacendo il nostro paese è sopraggiunto la divergenza fra gli zolfatari e la SAIM; divergenza che è sfociata in uno sciopero ad oltranza; il che significa se non sopraggiungeranno fatti nuovi e cioè un soddisfacente accordo tra le parti, il tracollo completo di ogni attività collegata allo zolfo.

   E' questo il momento di un intervento immediato delle autorità onde riportare la tranquillità tra le maestranze, nella comunità e nella miniera.

   I motivi che hanno indotto le organizzazioni sindacali della CISL e della CGIL, della commissione interna e dei minatori sono i seguenti:

     a) gli operai chiedevano il blocco dei licenziamenti fino all'1-3-1970 di tutti gli zolfatari allo stato in forza alla SAIM, salvo i casi previsti dal contratto collettivo nazionale del lavoro;

     b) una superliquidazione di un milione per ogni operaio eventualmente licenziato nel lasso di tempo da oggi fino all’1-3-1970.

   La SAIM, dopo l'incontro avvenuto in Avellino il 18-3-1969, inviò una lettera con la quale accettava la superliquidazione ed il blocco dei licenziamenti fino all'1-3-1970, ma poneva alcune clausole (alluvione, incendio, terremoto, chiusura miniera, cessazione attività ecc.).

   I sindacalisti il 21 u.s. esaminarono la «lettera» e decisero di chiedere un incontro con i datori di lavoro, presso l'Ufficio provinciale del lavoro.

   L'incontro, fissato per il 28 u.s., è regolarmente avvenuto.

   Nel corso della discussione, come ci hanno espressamente dichiarato i sindacalisti della CGIL e della CISL, i rappresentanti della SAIM non hanno voluto depennare, dai casi di forza maggiore, le espressioni «chiusura miniera e cessazione attività e ecc. ecc.», dichiarando che dopo la chiusura del bilancio, se fossero state riscontrate condizioni sfavorevoli l’azienda avrebbe anche potuto chiudere per cui non si potevano impegnare a togliere le predette clausole.

   Dopo di che venne dichiarato lo sciopero generale e a tempo indeterminato dagli zolfatari.

   Noi esortiamo datori di lavoro e gli operai a trovare una intesa ragionevole prima che gli animi si esasperino e prima che avvenga l'irreparabile.

   Il nostro dovere era ed è quello di esporre il problema in termini chiari onde ottenere la possibile soluzione senza attendere “l’irreparabile” per dare fiato alle trombe.

   Per lo stesso motivo noi insistiamo nel richiamare l'attenzione dei tecnici sullo smottamento, causato dallo straripamento del Sabato, del promontorio sul quale sorge il laterizio.

   Le acque del fiume Sabato continuano la loro opera di lenta corrosione alla base dello smottamento, come queste due fotografie, scattate a distanza di pochi giorni l'una dall'alta, stanno a confermare.

Antonio Severino