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IlMattino 2 4 1969

 

ALTAVILLA IRPINA, 1 aprile

   Da sabato scorso 29 marzo la SAIM di Altavilla Irpina ha nuovamente chiuso i cancelli a causa dello sciopero dei minatori.

   Ognuno ricorda che solo qualche anno fa presso la miniera venne attuato uno sciopero di circa sei mesi, ossia, forse, lo sciopero più lungo che mai sia avvenuto in Italia.

   Preoccupati perciò della sorte di questi lavoratori e dei gravi riflessi che dall'agitazione potrebbero derivare alla economia dell'intero paese, ci siamo recati ad intervistare la Presidenza della SAIM che gestisce la miniera, per conoscere il punto di vista della Società su questa grave vertenza.

   “I dipendenti della SAIM, ci e stato detto, sebbene la Società non avesse minimamente manifestato la intenzione di procedere a licenziamento di personale, né avesse assolutamente in animo di attuare, allo stato, un simile provvedimento, improvvisamente nei primi di marzo chiesero una riunione per ottenere un impegno da parte della Società, non solo di non effettuare un licenziamento immediato - impegno quest'ultimo che la SAIM non aveva difficoltà ad assumere - ma anche non licenziare alcun dipendente per la durata di un intero anno e ciò fine al marzo 1970.

   I rappresentanti dei lavoratori pretesero inoltre che la Società assumesse l'obbligo di corrispondere la cifra di un milione ad ogni operaio che fosse stato licenziato prima della predetta data. Nonostante che si trattasse di una richiesta del tutto insolita e particolarmente onerosa, la Società, pur di evitare le conseguenze forse irrimediabili che sarebbero derivate da uno sciopero improvviso ed a tempo indeterminato, si dichiarò anche disposta a sottostare ad essa. Fece tuttavia presente che l'impegno di non licenziare non poteva ovviamente valere qualora si fossero presentati casi di forza maggiore, quali alluvioni, terremoti, cessazione dell'attività aziendale, chiusura della miniera.

   Orbene è stata questa ultima precisazione che la Società ha ritenuto opportuno per lealtà di dover fare che ha provocato la rottura delle trattative.

   I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto che la Società si impegnasse a corrispondere la penale di un milione in qualunque caso di licenziamento anche per forza maggiore; ed a nulla è valso che la Società si dichiarasse disposta ad offrire tutte le garanzie necessarie per tutelare i lavoratori contro eventuali interpretazioni ed applicazioni      dell'accordo secondo mala fede ed avesse precisato che per chiusura della miniera e cessazione dell'attività aziendale dovessero intendersi chiusura e cessazione definitive e comunque non fraudolenta.

   I sindacati dei lavoratori, nonostante anche tutti i tentativi frapposti dai Funzionari dell'Ufficio del Lavoro per convincerli, si sono dimostrati di una intransigenza assoluta, ed hanno interrotto ogni trattativa.

   La presidenza della SAIM ha aggiunto che la situazione determinatasi è molto grave in quanto l'attuale sciopero nel modo anche illegittimo in cui viene applicato impedisce di provvedere alla consegna dello zolfo depositato nei magazzini. Cosicché non solo la Società non è in grado di adempiere agli impegni assunti con i clienti quanto, giacché si tratta di un prodotto che se non si consegna nel mese di aprile resta invenduto compromettendo la campagna di vendita di questo anno, di conseguenza sarà inutile avere la miniera in esercizio nel prossimo anno.

   Qualora quindi lo sciopero dovesse durare ancora qualche giorno oppure le Autorità non intervenissero, la Società potrebbe vedersi costretta a sospendere a tempo indeterminato e forse per sempre ogni attività lavorativa nella miniera”.

   La cittadinanza di Altavilla si augura vivamente che le Autorità vogliano prontamente intervenire per scongiurare questo grave pericolo inducendo le parti a raggiungere un accordo che tenga conto anche degli interessi della intera comunità.

Si ha il dovere di salvare questi minatori!

Antonio Severino