NUNZIO FEDERICO FARAGLIA
DIURNALE
Detti del
DUCA DI MONTELEONE
pg. 108 -112
Anno domini 1439 ala insuta de settembro 3^ indizione: messer Jacovo havendo requistata Piscara, Lorito, Sulmona, et tutte le altre terre de Apruzo sende venia a Rè Ranato, Rè de Rahona setendo sua venuta se posse in punto con tutte le sue agente, et insio ali passi de terra de Lavore, messer Jacovo sotto Cayazo dalla de lo fiume de Capoa, et Re de Rahona a fronte dell'altra banda del fiume presso Limatola (1) fece prova messer Jacovo fare lo ponte non polte passare, po se parte et ando verso Benevento, el detto messer Jacovo havendo saputo Napole patea necessità del mangiare et che da dì in dì aspettavano doe nave de Genoa deveano venire da Provenza con vittuaglia, se retrasse, et ando allo collo presso Cercello ad uno miglio in valle Beneventana per ponerlo a saccho per potere substentare per fino le ditte navi venissero, che subito esso intendea passare in Napole et fatto dare la battaglia alo collo terra de ecclesia che tenno li signori dela Leonessa, et havendo rutto una parte delo muro non erano si non per intrare dentro tutti cittatini gridavano per Dio misericordia , se voleano rendere che messer Jacovo le pigliasse in gratia, messer Jacovo non ne volse intendere niente, dicea ala gente d'arme io non ho denari da darve ad voi sta mo se vi volete pigliare dela robba dicea io passerò o voglia, o non Rè de Rahona in terra de lavore, et meglio armare mo de persona, che mai et con più allegreza mai havesse mai stato in sua vita, et stando cosi0 il detto messer Jacovo allegro et festante iterum ac iterum redendo et dicendo (replicando e dicendo) io voglio armare et fare de a mia persona che quando era de 25 anni (2), che all'ora era vecchio di 70 anni per divino miraculo incontinente dicendo queste parole li scende una gotta (3) nel core et cade morto non fossi per lo Conte de Altavilla, et per Cola dalferi de Napole: se adonaro (4) l'uno lo ritenne de una banda, et l'altro de una altra, haveria cascato da cavallo: se lo desmontaro, et posserlo dentro un pagliaro: spasa la novella per tutto lo campo coomo messer Jacovo era morto ciascuno abandonò la battaglia, et corsiro ad videre, et così fo salva la terra de lo Collo, po lo levara da lo detto pagliaro; et portarlo dentro lo suo paviglione et questo fo la domenica sula vespera ali 15 de novembre 3. Ind: " 1439 a doe hore de notte, messer Jacovo non parlò più fando grande groffole (5) forni li giorni de soa vita 6) fando l'actore (7) lle Cerimonie al ditto messer Jacovo et reprendendoli deli mali pavea fatto et operato, et ultimatim dice che da questo mundo non nde porta altro che la bona fama.
Et subsequenter sequita lo parlamento fece Antonio Caldola suo figlio et Ramundo Caldola suo frate, lo seguente di ala gente d' arme confortandola et dicendo si dessero bona voglia che da loro saranno trattati per lo advenire meglio che son stati per lo passato et così nde portaro lo corpo di messer Jacovo in uno tavuto ad sutterrare ad santo spirito de Sulmona (8), che ala intrata de marzo farà la prestanza (9).
Ala uscita de questo mese de novembro per la mala compagnia havea fatta messer Antonello barone thesauriero, la Cena si rebellò et dedese alo Prencipe de Taranto loro signore naturale, lo dì de Natale ali 25 de decembro 3. ind: 1440 (10) se rende al detto Prencipe el Castello de la Cerra, et presto Rè de Rahona posse campo ad Aversa, et alli 5 de gennaro hebbe la Citta de Aversa et altrettamente " assediò lo castello, in fedelitate "
- Ecco l'itinerario di Alfonso quale risulta dalla Cedola di Tesoreria n. 3: 8 di agosto campo a Tufara f. 115; 14 settembre alla Liscia d'Orta f. 100; il 15 a Buccino f. 98, t; il 21 cd il 29 a Nocera f. 100, 201; il 10 di ottobre a Casal Saciano E 111; il giorno 8 e 28 alla Masseria della Regina presso Capua f. 111, 113; il 15 di novembre ad Airola, f. 127, donde passò ad Arienzo.
- Cioè: mi voglio armare et fare ora di mia persona cose, che non faceva, quando era di 15 anni.
- Goccia.
- Avvidero.
- Rantoli. Nel testo e scritto altro carattere in uno spazio lasciato bianco.
- Alfonso mandò al Viceré della città di Gaeta l'avviso della morte di Jacopo Caldora per mezzo del barbiere Cola di Carinola. Il Re perciò ordinò da Arienzo il 18 novembre 1439 gli fossero dati certi panni. Cedola n. 3, f, 125.
- Forse bisogna leggere autore. Nel t. MUR. questo, ed altri tratti precedenti, sono molto abbreviati.
- Fu sepolto nella tomba, che Rita Cantelmo madre di Jacopo, Raimondo e Restaino Caldora fece levare in S. Spirito dallo scultore tedesco Gualtiero. Cfr: FARAGLIA. Il Sepolcro di Casa Caldora in S. Spirito di Sulmona.
- Queste parole pare, che siano messe qui fuori luogo Forse debbono essere poste più sopra quando si narra, che Antonio fece parlamento alle genti d' arme e le conforfò ad essere fedeli , dicendo "saranno trattati meglio che per lo passato etc. et che ala intrata de marzo farà la prestanza » cioè : pagherà il soldo.
- 1439.
de Rè Ranato, si tenca per lo Conte Antonio Caldola figlio de messer Jacovo (1) Rè Ranato non finiva sollicitare lo Conte di Triventi che po la morte de lo padre lo confirmò, duca de Bari, et Raymundo Caldola fece Conte Camerlingo devessero venir ad soccorrerelo Castello d' Aversa, de Salerno et soccorrere lui stava a mal partito a Napole : loro respondeo non possere venire presto che bisognavano denari, lettere andavano, e lettere venano, lo Duca de Bari, et Raymundo Caldola Conte Camberlingo vedendo non poterer resistere quelle comunitate d' Apruzo, et che più parte de le gente d' arme non voleano essere con lo Rè per le bone parole davano, et cattivi fatti, diceano, volere essere con Re: Ranato , et anco r teneano stretta prattica con Rè de Rahona, per loro scusa mandaro a Rè Ranato Ramundo de Annicchino con questa imbasciata che lui se havesso condutto, et andato in Apruzo et in là se metta con la gente d'arme che havia potuto agiutare suo stato (2), che altra mente lo haveria per excusato, che, loro piglieranno partito de Rè de Rahona et questa scusa perché loro erano ben certi la andata da Rè Ranato era impossibile per multe ragione, imperò lui era assediato in Napole et tutta Terra de Lavore era de Rè de Rahona, Lui non havea gente per acconciare li fatti loro, mandaro, non per tennereza del stato del Rè Renato.
Rè Ranato audendo tale imbasciata, ò piglia, ò lassa, come aspettava in suo soccorso le gente si disposse a morire, ò essere presone, andare in Abruzo presto (3), dando fama, et fando ponere robba suso ale doie nave erano venute, et scarricate che lui con la mogliere, et figlioli sende voleano andare in Fiorenza a Papa Eugenio 1' ajutasse, se l'ajutava sende venne a lo Reame, si non li volea ajutare, sende voleano ritornare' indietro à loro paese, et lassare 1' impresa de questo Reame: Quando a Rè Ranato fe questo parlamento lla era tutta Napole, incominciaro à piangere dicendo. signore come nce abandonate, lui dicea non voler consentir e la disfactione vostra et mia, Et così questo venne ale orecchie de Rè de Rahona , che stava con questa speranza non curava fare, guardare li passi de Terra de Lavore, como solea fare.
Ali 28 del mese de Gennaro à doe hore de notte 3 ind: 1440 non saputo da persona nulla, et eccetto da quattro del consiglio, Rò Ranato fè chiamare una gran parte deli gentil homini, et populani de Napole et tutti li condestabili insieme che cavalli poco nce nd' erano per difetto de strame, et orgio (4) non haveano, Rè Ranato a cavallo con cavalli 40 de soi Franciosi, et seco presentose Ramundo de Barletta condestabile de Infanti ad pede con alcuni infanti in sua compagnia, et incomenza Rè Ranato a parlare, et dice cossi : Fratelli, et fedelissimi mei io ve prego ve sia racomandato Napole, mia mogliere, et mio figlio, che come Christo se posse in Croce per salvare 1' humana generatione, così io medesimo mi dispongo mediante 1' auxilio divino a morte, et ad vita fare per salvare tutti vui, pigliando coniato (5) toccò de speruni, et partise, et va con dio. Et tutta la notte camina, per la gran scura (6) traversa llà et quà errò la via; che su nell' albe fo innante à Nola , et a giorno chiaro passato per Bayano Casale d'Avella dicendo quelli boni homini deli Casali che gente è questa in quanto puro le conoscevano et per migliore loro (7) fingevano et gridavano, et respondevano Urso Urso (8) nui havemo trattato che haverimo sub morti 9) che non haverimo più guerra de queste bande, Et così Rè Ranato à poco, a, poco pigliando...
- Il di 20 gennaio Alfonso approvò i capitoli presentatigli dagli aversani. Arch. di Stato; Repertorio alle Pergamene di Aversa 44.
- Il testo è guasto. L'imbasciata di Anichino era questa secondo il nostro A.: o Renato si fosse condotto ed andato in Abruzzo, e là si fosse messo con la gente d' arme, che avrebbe poluto aiutare il suo stato, o i caldoreschi avrebbero preso partito col re d'Aragona.
- C'è nel testo un poco di disordine , e forse dopo come bisogna aggiungere un non.
- Orzo. É facile intendere il senso del testo, se bene tutto questo luogo sia disordinato.
- Comiato.
- Per una grande oscurità.
- Pel loro meglio.
- Alludevano agli Orsini , perché Raimondo Orsini era conte di Nola.
- Sub morti è manifesto errore per Summontc, una terra. Nel t. MUR. leggesi: noi andiamo a pigliare Summonte.
... lo piede de la montagna de Monte Vergine, la quale stava piena de neve, che almeno nc' era quattro et cinquo palme de neve, como foro su la montagna, la grida loro si levò de retro (1) , intro questo si leva uno fortunate tempo de acqua et neve, Rè Ranato, et tutti dismontoro a piedi per li male passi che non si ricorda dalla mai de passare cavalli, dove nce lassaro cavalli, et quattro homini morti delo frido et stracqueza (2) de neve. Questo signore sempre allegro et confortando ogn' uno che tutti erano recusi non potevano più (3) per la fretta se parte così Rè Ranato non saputo, non fo nisciuno se provedere de pane (4) ò qualche fiaschetta de vino, Et piu alcuni gentilhomini non accursero (5) mandare alloro case a pigliare loro cavalli, si partettero a piede dereto á Rè Ranato; recercava Rè Ranato si nisciuno havesse pane trovò un francioso havea tridici panetti piccoli, et lui con soi mani li spante comunicando tutti con questo poco pane, et posto a bocca la fiaschetta diede a bevere a tutti, così confortati discesero la montagnia , durò miglia dece alta, et asprissima lo Rè Ranato sende andò dentro lo Castello de Sant' Angelo de scala , et l'altri non posseano più senne andaro a Somonte (6), era puro qui presso, li quali castelli tenea messer Ottimo Caracciolo de Napole giunto lo Rè Ranato dentro lo castello, la torre mastra Pizolo loco (7) subito lo castellano fe fare un gran foco. Et spogliato lo Rè era infuso (8) tutto, et pieno di neve, fino ala cammisa et brache con li panni et camisa del castellano stette fine se asciucao le soi, che li mutandi (9) et altri panni di vestire lassaro per la via su la montagnia, hebbero charo havere salvato loro persone, così stando presso à lo foco, Rè Ranato con le sue proprie mano, si in comensa arrostire l'ova, perchè era de sabato, quillo dì, et lo castellano sforzandose fare honore à lo Rè Ranato tanto cerco trovò un bicchieri era piccolino. Et sappiate che tutte le gente de quello paese tutti beveno ali urzoli (10), o, vero ali ambole (11), Rè Ranato vedendo l'usanza de quello paese come lo castellano si andò innante con lo bicchieri piccolino per darle a bevere à lo Rè: lo Rè disse damme lambola à me piena de vino, che non voglio guastare 1' usanza de vostro paese : havendose recreato, et confortato de mangiare et de bevere, asciucati loro panni subbito montaro à Cavallo, et tiraro verso Benivento : Quelli de la Petra presso à sant' Angelo doi miglia non si credevano fosse Rè Ranato, credendo fossero alcuni franciosi che nce haveano soluti passare altre volte, si possero in punto et insero sopra un passo, et feramente assalero Rè Ranato, Lo Rè non fando fitta (12) puro lui tirava innante uno messer Guido francioso con alcuni altri franciosi si voltano sopra quistoro, et dedero dentro, rupperole, et amazaronde uno, et feriti quattro a morte, et pigliaronde cinque et tutti l'altri fuggero, et giunto ad quello de Altavilla tutti quelli boni homini insero à fare honore à lo Rè, per benchè si mantenevano per adversa parte, El detto messer Guido presentò innante à lo Rè Ranato questi cinque presoni de la Petra 1' impiccasse , Et questi poveri homini posti in genocchiuni in terra innante dicendo santa Maesta noi non ve conoscevamo, perdono et misericordia cercamo, lo Rè loro disse boni homini andati, et ritomative à vostre case ch' io sò Rè Ranato, ve libero et mandovende io son venuto per acconciare questo Reame et non per guastare. Et così questi sende andaro: a doe ...
- Intendi: dietro di loro si levò un grido.
- Stracchezza.
- Qui deve porsi un punto e virgola, ed il senso diviene chiaro: Renato confortava ognuno, chè tutti ricusavano d'andare innanzi, non ne potevano più.
- Manca qualche parola: non fo nesciuno, (che ebbe agio de) se provedere de pane etc.
- Non accursero, pare, che stia nel senso di non si affrettarono.
- Summonte.
- Bisogna intendere, che il castello era piccolo luogo, consistente specialmente nella torre maestra.
- Bagnato. Voce viva nel dialetto.
- Mutande.
- Orciuoli.
- Questa voce deriva certamente da ambulla; in molte terre della Provincia di Avellino anche oggi dura il vocabolo per significare un orcio grossolano di terra cotta, verniciato, dal ventre rigonfio ed il collo stretto, ma nella pronunzia è sdrucciolo, ámbola.
- Fingendo di non porvi mente.
… hore de notte lo Re gionse à Benivento allegro alo archipiscopato tutti li altri restaro fore come per stracqueza foroli gettate legna, et così si fecero foco altramente sariano stati mori per lo fredo.
La matina seguente fo de domenica lo ditto Rè vedette la messa alo archiepiscopato et uno frate Antonello dellà de Benevento, che piu volte se havea posto à pericolo per lo stato del detto Rè Ranato (1), Et costui era stato che havea guidato lo detto Rè come hebbe vista la messa, dice questo frate Antonello io voglio me recepe in tua Casa, et frate Antonello respose de bona voglia aviosse innante el Rè Ranato appresso lo portò a sua casa et trovò qui un bon foco et alcuni spitetti (2) de carne, et ficatelli (3), havea fatto acconciare frate Antonello per fare honore ad alcuni altri de quelli Cortisciani, de botta (4) Ré Ranato se assettò (5) alo foco, et con una picciola tavoletta mangiò, et beppe (6) con tutti li altri, et così disse à frate Antonello sei tu mo contento, et frate Antonello respose, sacra Maesta s'io moresse mo non me cureria puro havere voluto (7) visitare la povera mia casetta da voi si fatto reale, el Rè rispose io non voglio che tu mori, voglio che tu vivi che te faro bene.
Po magniato e se ne andò alo Episcopato, et cercò denari imprunto alo archiepiscopo per spendere lo quale li prestò 50 ducati, et subbito montò à cavallo, et tirò la via verso Padula.
- Manca qualche parola facile a supplire: lo ditto Re vedette la messa a lo archiepiscopato, Et ce era uno Frate Antonello etc.
- Piccoli spiedi.
- Fegatelli.
- Subito.
- Sedette: vocabolo vivo nel dialetto.
- Bevve.
- Errore: leggi veduto.