RICORDO DELL’ERUZIONE VESUVIANA
del 1906
Memoria anonima
8 aprile 1906 – Pioggia di lapillo nero altezza 4 centimetri
Notte del 9 - pioggia di lapillo rosso altezza 2 centimetri
14 aprile giorno e notte pioggia di cenere ½ centimetro
8 aprile 1906 – Domenica delle palme, in Altavilla non fece giorno appena si vedeva - ed erano le 7 a.m. – un piccolo chiarore che venendo dalla Valle di San Martino in direzione di Ciardelli si riverberava sulle pareti delle mura che guardavano l’occidente.
Il cielo era buio e tenebroso, ma densa nuvolaglia nera si addensava in alto, percorsa, spesso, di lampi terribili seguiti a brevi intervalli da tuoni cupamente scroscianti.
Veniva giù dal cielo una fitta pioggia di lapillo nero. Le strade, le piazze, i tetti delle case, le campagne ed i rami degli alberi parevano ed erano coverti da un funereo lenzuolo di morte.
Non si sentiva passare alcuno per le vie, e tutti ammutoliti ed appauriti se ne stavano tappati in casa a bascicar preghiere.
Verso le 7 ½ il Cav. Beniamino Bruno assumendo i poteri del Sindaco, pel titolare D. Cesare Caruso, morto da più settimane, mandò per l’accenditore dei pubblici fanali che furono subito accesi ( a gas acetilene ) e così la durò tutta la giornata. Nelle case da tutti si dovè fare uso del lume in pieno giorno! Ed io che scrivevo al mezzodì – era ancora buio pesto - Solo verso le 2 - 2 ½ p.m. si ebbe un po’ di chiarore scialbo, offuscato, ed arrossato. Dopo poco più di due ore rifece notte peggio di prima, continuando fulmini e saette, tuoni e lampi a srosciare pel cielo – pareva l’inferno, pareva arrivato l’ultimo giorno del mondo con un subisso generale !