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Il mito della grande guerra e la sacralità “dell’estremo sacrificio” nella retorica delle delibere consiliari di Altavilla Irpina 

1915 / 1918

(di Giuseppe Sabatino e Raffaele Sarti)

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   Terminate da qualche anno le celebrazioni del 150° anniversario dell’Italia Unita ci apprestiamo a commemorare quelle sul centenario della Grande Guerra e a ricordare i tanti giovani altavillesi caduti che “ non hanno avuto il tempo di invecchiare”.

   Dopo circa un anno dall'inizio del 1° conflitto mondiale, il 24 maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria e sebbene la maggioranza degli italiani fosse neutrale il Governo dell’epoca abdicò alla volontà della minoranza rumorosa. Scrive al riguardo lo studioso Angelo Nataloni:

“…..le nostre truppe attraversarono i confini al suono delle fanfare e sorrette da un “entusiasmo radioso” si lanciarono contro i reticolati e le trincee austriache. Ma dopo le prime effimere vittorie il nostro entusiasmo scemò di fronte all’evidenza di una mancanza di organizzazione e di materiali. C’erano pochi fucili, pochi cannoni, gli elmetti li comprammo dalla Francia e non avevamo neppure le pinze per tagliare il filo spinato. La guerra che qualcuno aveva erroneamente immaginato breve, facile e unicamente a carico di un esercito professionale si trasformò in una sfibrante lotta di trincea…..La guerra dunque non la fecero i Cadorna, i Diaz, i Badoglio, i D’Annunzio o quanto meno non solo loro. Ma fu la guerra degli Antonio, dei Giuseppe, dei Francesco e dei Mario, contro i Franz, i Josef, i Karl e i Günter…..Ma soprattutto fu la guerra di tutti quei nostri poveri fanti ed alpini senza nome che al contrario dei nostri comandi mostrarono immaginazione, adattamento all’imprevisto, coraggio e rapidità, qualità che poi furono alla base di tutte quelle gesta eroiche, ma spesso inutili di cui la nostra storia militare è costellata…..Gli anni 1915 ’16 e ’17 videro succedersi alterne vicende ora pro, ora contro i contendenti (la presa di Gorizia, le battaglie dell’Isonzo). E arrivò l’ottobre 1917: la guerra tra alterne vicende si era trascinata per più di due anni quando una valanga di ferro e di fuoco si abbatté sul nostro fronte aprendovi una paurosa falla. Era Caporetto che fu solo una sconfitta, non una catastrofe. Il paese visse il dramma del suo esercito come mai era avvenuto prima di allora. Eppure fu proprio in quel momento che si acuì il contrasto tra la realtà operaia, già da tempo soggetta alle idee socialiste, e quella contadina e rurale. Per fare la guerra il paese, oltre che combattere, doveva anche produrre e la produzione richiedeva braccia. Le braccia erano quelle degli operai che infatti, per la stragrande maggioranza fu esentata dal servizio militare. Ma questo ai contadini, che rappresentarono il 75% dei nostri fanti non lo disse mai nessuno…..Con la battaglia di Vittorio Veneto che non fu un trionfo, ma solo una vittoria militare, terminava il conflitto e le campane di vittoria sovrastarono le voci di sofferenza causate da quattro interminabili anni di lotta che riuscirono ad azzerare, con ben 10 milioni di morti, un'intera generazione di persone e che si conclusero, per i principali sconfitti (la Germania), con una pace, quella di Versailles, talmente umiliante da far covare in essi, profondi sentimenti di rivincita sfociati poi, nel 1939, nella seconda grande disgrazia mondiale……. ( Nataloni A, La memoria storica della grande guerra : anche una nazione ha bisogno di antenati. In: Arsmilitaris ).

Inizio1GM   

Questo, dunque, il contesto nel quale i soldati altavillesi si trovarono inseriti e questa fu la realtà vissuta anche nella nostra Altavilla dove, attraverso un elaborato apparato simbolico, espresso in modo marcatamente retorico nelle delibere che seguono, si ripercorrono le tappe della grande guerra, esaltandone i momenti più salienti come quelli in cui si rende omaggio al Colonnello Cosimo Caruso in occasione della presa di Gorizia, oppure commemorando i soldati morti e celebrandone il culto con ridondanti discorsi finalizzati all’esaltazione dell’eroismo o del sacrificio in battaglia, come quelli rivolti al giovane Capitano Mariano Severino.

   Testimonianze scritte il cui scopo fu soprattutto quello di osannare il carattere sacro della vittoria sul nemico come le pagine che richiamano la cittadina di Fiume e la Dalmazia per la loro “ ferma volontà ad essere riconosciute da tutte le nazioni come italiane “.

   Pagine di storia altavillese intrise della retorica del tempo, che evocano e autocelebrano la vittoria sui nemici e soprattutto esaltano la guerra vittoriosa, pagata con il sangue di quanti sono morti per portare a compimento l'opera di unificazione dell'Italia con quella che - allora - venne interpretata come l'ultima e definitiva guerra d'indipendenza nazionale.

   Documenti importanti che testimoniano il culto di massa verso il soldato caduto e soprattutto la sua glorificazione che, ad Altavilla, qualche anno dopo, troverà concreta attuazione nella messa in opera del monumento ai caduti.

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CC 1915 6 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Sessione Ordinaria Primaverile

Verbale n° 6 del 22 maggio 1915

Il Cav. Uff. Beniamino Bruno, in qualità di Sindaco, assume la Presidenza e prima di passare alla trattazione degli argomenti posti all’ordine del giorno, dice:

“Signori Consiglieri,

   In quest’ora epica, in cui la Patria si accinge a completare la sua unità , a scuotere il giogo secolare dello Straniero, e liberare dal servaggio tanti nostri fratelli, interprete dei vostri sentimenti patriottici, vi propongo di inviare un doveroso e reverente saluto alla Maestà del Re e al Ministro Salandra.

   Il nostro caldo saluto ed augurio di completa e splendida Vittoria, vada pure a tutti i giovani italiani che sereni e impavidi si accingono a sacrificare la loro vita sull’altare della Patria, e specialmente ai nostri baldi Altavillesi, che già son partiti, e a quelli che si apprestano a partire pel campo dell’onore e della gloria.

   Avete tutti sentito ieri sera i gridi di entusiasmo e i canti di gioia dei nostri richiamati?

   Con tali sentimenti nel cuore essi dovranno vincere e ritornare gloriosi al trionfo della Patria grande,” e alzandosi in piedi, invitato da tutto il Consiglia grida:

   “Viva il Re. Viva l’Italia. Viva l’esercito italiano, evviva ai nostri giovani soldati altavillesi.!

   Indi si passa alla discussione degli argomenti all’ordine del giorno .......

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CC 1916 2 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Tornata Straordinaria

Verbale n° 2 del 6 aprile 1916

Il Barone Nicola Sellitti, in qualità di Sindaco, assume la Presidenza e prima di passare alla trattazione degli argomenti posti all’ordine del giorno, comunica e dichiara:

   “Gentili signori:

   E’ la prima volta che ho l’onore di presiedere e la prima mia parola sia di ringraziamento a Voi che vi prego di accettare di buon grado.

   Assunsi l’onorifico incarico non per vanità, ma, per non permettere che nei tempi attuali la barca della cosa pubblica andasse alla deriva;

   Col vostro aiuto m’ingegnerò di guidarla in porto. L’immane guerra europea che ha sconvolto l’assetto economico di tutte le Nazioni, non ci consente alcun programma. Oggi l’Italia ha ben altro da pensare per cui il miglioramento del paese con opere pubbliche ed igieniche senza il concorso del Governo sarà per ora almeno un pio desiderio anche perchè la cittadinanza, un pò per abitudine, un pò pei tempi che corrono, non pare disposta a sacrifici per provvedersi di quanto le manca; che è molto. Col vostro efficace concorso e consigli faremo quello che i limitatissimi mezzi ci consentono.

   Frattanto rivolgiamo il pensiero ai nostri figli e concittadini soldati della Patria che stupiscono il mondo col loro valore. Essi sappiano che da Roma capitale intangibile al più piccolo villaggio, il cuore di ogni Italiano è con loro e per loro, che noi oggi lietissimi ed orgogliosi di inviare coi palpiti dell’animo nostro un caloroso saluto. E con l’omaggio della nostra sincera e sempre costante devozione alla sacra persona del nostro Magnanimo Re Vittorio Emanuele III che sulle alpi partecipa e condivide coi nostri fratelli le aspre fatiche della guerra rinnovando le eroiche gesta degli antenati di Casa Savoia, V’invito a gridar meco Viva il Re, Viva l’esercito, Viva l’armata italiana.

   Tutti i Signori Consiglieri si levano ripetendo calorosamente gli evviva al Re, all’esercito ed all’Armata con manifesto applauso al Signor Presidente per le belle ed ispirate parole e pei sentimenti patriottici espressi così nobilmente. Indi in conformità dell’ordine del giorno il Consiglio viene dal Signor Presidente invitato a deliberare gli argomenti all’ordine del giorno. ..............

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PresaGorizia

 

CC 1916 4 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Tornata Straordinaria

Verbale n° 4 del 23 settembre 1916

........Comunicazioni del Sig. Presidente:

   “Sono sommamente lieto di partecipare al Consiglio il gentilissimo saluto del valoroso nostro concittadino Cav. Colonnello Comandante l’Artiglieria dell’11^ Divisione del 14° Reggimento, Caruso Cosimo, onore e vanto di questo Comune, che già lo insignì di medaglia d’oro per la guerra Etiopica nel 189(?)

   Ed è proprio con grande soddisfazione dell’animo che mi onoro di leggere alle Signorie loro il biglietto ricevuto e che dice testualmente così:

   “Signor Sindaco di Altavilla Irpina (Avellino) –

In un momento di sosta, da Gorizia redenta, dove per primo entrò la batteria da me dipendente, facendo esultare l’anima di quelli che combattendo caddero e compensando le aspre fatiche ed i diuturni pericoli, per quindici mesi ininterrottamente, sopportate fieramente dagli artiglieri di questo eroico reggimento che ho l’onore di comandare, invio al primo cittadino del mio paese nativo saluti ed auguri”. – Gorizia 18 agosto 1916. – Il Colonnello Comandante l’Artiglieria della 11^ Divisione del 14° Reggimento Artiglieria – Cosimo Caruso”.

   La Giunta cui partecipai subito tale letterina col più vivo compiacimento m’incaricò di rispondere nei seguenti termini:

   “Illustrissimo Cav, Cosimo Caruso, Comandante l’Artiglieria della 11^ Divisione della 3^ Armata – Zona di Guerra – Il saluto che V.S. ci ha rivolto da Gorizia, per virtù sublime d’armi e d’Eroi finalmente nostra, ci commuove d’entusiasmo e di orgoglio. Altavilla che l’ha vista nascere, che l’ha seguita con ansia di amore durante la Sua ascesa fatta di sacrifici e di gloria, che ha palpitato pel suo giovane figlio, quando prigioniero del Negus, meravigliava il Paese per l’adamantino carattere, all’annunzio oggi del superbo contributo che Ella ed i suoi magnifici artiglieri han portato alla Vittoria Italiana, vibra d’un palpito infinito di esultanza e di gratitudine.

   A Lei Colonnello, ai suoi compagni d’arme, a tutti i valorosi soldati d’Italia, la riconoscenza della Patria da Voi fatta più grande”.

Per l’incarico della Giunta municipale – Sellitti Nicola.

   Tutti i Signori Consiglieri, al grido di Viva l’Italia ed ai valorosi suoi difensori, fan plauso al gentile saluto dell’eroico concittadino associandosi pienamente ai sentimenti manifestati all’occasione dalla Giunta, interprete legittimo della rappresentanza Comunale e del Paese tutto.

   Indi si passa alla trattazione degli argomenti all’ordine del giorno.......

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CC 1917 1 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Sessione Straordinaria

Verbale n° 1 del 28 luglio 1917

Nell’elenco dei Consiglieri risultano assenti “perchè chiamati alle armi” i Sigg. Marino Pietro, D’Agostino leopoldo, Di Giovanni Costantino e Giordano avv. Carlo.

........Comunicazioni del Presidente:

Caloroso saluto all’Esercito combattente

Il Sig. Presidente dice:

“Signori,

   nella certezza d’interpretare i sentimenti vostri e di tutta la cittadinanza, rivolgo in nome dell’intero paese un caldo e reverente saluto ai nostro soldati, che sotto l’augusta guida del nostro amato Sovrano, che con nobiltà d’animo,che è tradizione di Casa Savoia, condividendo disagi e pericoli, incitandoli colla continua Sua presenza e col Suo esempio, compiono prodigi di valore e di sacrifizi, vincono e sormontano, palmo a palmo, ostacoli naturali resi più inauditi dall’arte bellica nemica, che formano coll’ammirazione e lo stupore del mondo, l’orgoglio della più grande Italia nostra, e ci danno la sicurezza di raggiungere quegli ideali che sono i confini naturali che Iddio ci diede, e lo straniero con la prepotenza ci tolse.

   Ai valorosi il nostro saluto affettuoso e riconoscente, e dal baldo tenente Orefice all’ardito e impavido fantaccino che onorano la Patria, il paese nativo che è orgoglioso di avere loro dato i natali”.

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Caporetto

 

CC 1917 3 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Tornata Straordinaria

Verbale n° 3 del 22 dicembre 1917

Nell’elenco dei Consiglieri risultano assenti “perchè chiamati alle armi” i Sigg. Marino Pietro, D’Agostino leopoldo, Di Giovanni Costantino e Giordano avv. Carlo.

Il Signor Sellitti, nella qualità di Sindaco, assume la Presidenza ed invita il Consiglio a discutere sul seguente oggetto:

“Voto perchè sin quando i nemici non vengano espulsi dal suolo d’Italia non vi sia nè tregua nè pace”.

   Al proposito il Signor Presidente legge al Consiglio una nobilissima e patriottica circolare della Deputazione Provinciale di Avellino del 1° dicembre spirante, distinta col n. 6036 di protocollo.

   Terminata tale lettura, chiede la parola il Consigliere Dottor Severino Angelo di Giosuè, il quale dice:

“Egregi Signori colleghi, la Storia si rinnova, gli eventi precipitano, l’inganno ed il tradimento trionfa, e, i destini della Patria sono affidati esclusivamente alla nostra calma, alla nostra forza, ai coscienti nostri sacrifici, al sangue dei nostri figli e fratelli, che già abbondante inzuppa le gelide vette alpine, cui inutilmente natura pose a difesa d’Italia, contro la Tedesca rabbia.

   Il secolare nemico, quello stesso che attraverso i secoli ha guardato con livido e cupido desiderio le nostre fertili pianure, i nostri monti, i nostri colli lussureggianti di verde boschivo, sospinto sempre. A guisa famelica belva, dal rigido e inclemente cielo del nord verso il dolce e ridente nostro clima, per storica fatalità ha rimesso piede su un lembo sacro della Patria nostra.

   Attila, Barbarossa, Francesco Giuseppe, sono nomi che la Storia ha già condannati all’anatema della umanità, di quella umanità, intendo, che poggia le sue basi sul diritto delle Genti e sul pacifico evolversi dei popoli.

   Nè i trascorsi secoli, nè la moderna civiltà hanno modificato i feroci e prepotenti istinti dei barbari, secolari oppressori di ogni libertà nazionale. Barbarossa, all’assedio di Crema, pone i figli che aveva in ostaggio, bersaglio ai colpi paterni, onde proteggere le macchine; i soldati di Carlo I e di Guglielmo II sospingono avanti i fanciulli e le violentate donne dell’invaso Friuli per proteggersi nell’avanzata.

   Così la millenaria storia si ripete.

   Il retaggio, che costò torture inaudite e profusione di sangue ai nostri padri, il suolo di quest’Italia, la di cui unità e redenzione morale e politica fu la causa di centinaia di martiri, di migliaia di eroi, è conculcato di nuovo dal prepotente barbarico piede dell’eterno odiato invasore.

   Nessuna pace, nessuna tregua è sperabile con un nemico, che dopo aver oppresso e insanguinato il pacifico Belgio, dopo averne deportato gl’industri abitanti, stuprato le donne, mutilati i bambini, dichiarò a sua unica discolpa che “necessità non ha legge e che i tarttati senza canoni sono pezzi di carta sciupata!!”.

   Con simile genìa quindi ogni parola di umanità è illusione, ogni parola di pace è tradimento.

   Guerra sia adunque, guerra spietata e senza quartiere, ogni balza alpestre diventi un baluardo, ogni siepe un reticolato; ove ciò manchi si ergano i nostri petti; il superstite vendichi il caduto. Vendetta premeditata, resistenza invincibile, odio a morte, fino a che la definitiva vittoria non ci arrida e i naturali confini non siano ridati alla Patria.

   L’Antico valore negli italici petti non è ancora spento.

   Già unanimi e concordi i nostri soldati strenuamente contrastano l’avanzata al nemico, alla deficienza di bellici preparativi; ad Essi vada la nostra imperitura riconoscenza e un deferente saluto, simbolo di vittoria e di tempi migliori.

   Ad essi che prodigano il loro sangue, il più puro, il più generoso d’Italia, per la salvezza e per l’onore comune, uniamoci nel grandioso, crescente sforzo, e, rinnovando il giuramento di Pontida, che vide il tracotante Imperatore Alemanno, travolto dalle ruote dello storico Carroccio Lombardo, sgorghi, dall’imo dei nostri petti, un grido di:

“Viva l’Italia, Viva il Re, Viva l’esercito, fuori lo straniero”!

   Tutto il Consiglio ad unanimità di voti associandosi e facendo suoi i patriottici sentimenti così nobilmente espressi dal Consigliere Dottor Severino, delibera farsi voto al Governo del Re, perchè, sin quando dal suolo d’Italia i nemici non ne vengono espulsi, non siavi con Essi, nè pace nè tregua.

   Il Consigliere Cav. Uff. Bruno Beniamino, coglie l’occasione odierna per proporre l’invio di un espresso di Stato per augurio del nuovo anno al Comando Supremo, che sia l’espressione di patriottici sentimenti di questa cittadinanza. Congratularsi infine col Colonnello Caruso Cosimo, Comandante del 14° Artiglieria da campagna, per la sua eroica ritirata strategica e facendogli auguri pel nuovo anno a nome del paese che si onora di avere dato i natali a sì valoroso ufficiale.

   Il Consiglio ad unanimità plaude ed approva la proposta del Consigliere Cav. Uff. Bruno e seduta stante formula l’espresso al Comando Supremo nel modo seguente:

“Comando Supremo – Zona di Guerra –

Consiglio Comunale interprete sentimenti questa popolazione pregiasi inviare Eccellentissimo Comando Supremo fervido augurio pel nuovo anno per la vittoria e maggior gloria delle nostre Armi per la grandezza d’Italia con bene augurante saluto ai nostri figli e fratelli combattenti eroicamente. Il Sindaco Nicola Sellitti”.

E le congratulazioni al Colonnello Cav. Caruso nei seguenti termini:

“Altavilla 30 dicembre 1917 – Congratulazioni ed auguri pel nuovo anno.-

Questo Consiglio comunale nella sua ultima seduta del 22 spirante mese, interprete dei sentimenti della cittadinanza di questo paese orgoglioso di averLe dato i natali, unanimemente L’esprime la sua sincera ammirazione per l’eroica strategica ritirata compiuta nella infausta fine del decorso ottobre in piena efficienza del Suo valoroso 14° Reggimento artiglieria della 3^ Armata, da lei sapientemente comandato, salvando l’armi, il prestigio della Artiglieria Italiana ed il glorioso esercito.- Per tanto le augura pel nuovo anno ben meritata promozione e vittoriosa pace, per la maggior grandezza d’Italia. – Per la Giunta municipale – Il Sindaco Nicola Sellitti.”.

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CC 1918 3 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Tornata Straordinaria

Verbale n° 3 del 1° agosto 1918

Nell’elenco dei Consiglieri risultano assenti “perchè chiamati alle armi” i Sigg. Marino Pietro, D’Agostino Leopoldo, Di Giovanni Costantino e Giordano Carlo.

Il Signor Sellitti, nella qualità di Sindaco, assume la Presidenza prima di iniziare la discussione sugli argomenti all’ordine del giorno propone:

   a) Commemorazione del 1° Presidente Comm. Laterza Marchese Michele

..............................................

   b) Commemorazione del Capitano Severino Mariano

   Il Consigliere Sig. Caruso Pellegrino, con voce oltremodo commossa, commemora la immatura fine dell’eroico giovane Mariano Severino Capitano dell’8° Reggimento Artiglieria da Campagna, morto in seguito ad avvelenamento di gas asfissianti nell’Ospedale da Campo n. 107, il 26 giugno passato e sepolto nel Cimitero di Mira.

   Egli dice:

   “Signori Colleghi, udite la sublime epopea del nostro eroe Mariano Severino nel fiore della sua gioventù: nato in Altavilla Irpina (Avellino) il 26 marzo 1889, già laureato in legge, con eroico entusiasmo , pel suo ideale e magnanimo sprezzo della sua persona, fa olocausto della propria vita alla maggior grandezza della sua Patria, l’Italia.

   Egli il 5 giugno 1917, a Monte Fortin del Carso, distaccato con la sua sezione in una posizione estremamente pericolosa, dopo due giorni di violentissimo fuoco, il giorno successivo colpito gravemente al petto da una pallottola nemica passatagli da parte, rivolgeva nondimeno, incoraggiamento ai soldati della batteria, dando cos’, esempio di mirabile coraggio e fermezza.

   La gravità della ferita lo tenne sull’orlo del sepolcro, ma dopo sei mesi di amorevoli cure guarì e col grado di Capitano, per merito di guerra, e medaglia di argento al Valor Militare, anelante di ritornare al servizio della Patria, e vendicare la sua, ripartì per l’Albania, ove pure si distinse tanto che conseguì la Croce di Guerra Inglese; ma anche quivi colpito dalla malaria fu obbligato a rimpatriare.

   Dopo breve licenza ritornò in servizio sul Piave, ove verso il 10 giugno, assalito da forti dolori reumatici, fu obbligato dal suo Maggiore a guardare il letto.

   Nella mattinata del 15, ai primi rombi del cannone nemico, sprezzante di ogni pericolo, buttando come cenci inutili le coperte del suo lettino, comparve in batteria, accanto ai suoi pezzi, ai suoi uomini e ne prendeva il comando. A tutti i suoi subalterni, in quel momento di eccitazione, di esaltazione, di entusiasmo, sembrò che fosse guarito; intanto i nemici furiosamente combattevano con granate a gas lacrimogeni e fumogeni, non si vedeva più neanche ad un passo di distanza. Egli dirigeva da vicino il tiro portando il fuoco alla massima celerità, tanto che a stento si riusciva a sentire i suoi comandi attraverso il megafono, avviluppato come era nella maschera che di tanto in tanto si toglieva perchè fossero meglio intesi i suoi ordini. La sera non ostante un fuoco indiavolato, la batteria che si era coperta di gloria, col suo Capitano si ritirò in una posizione più arretrata.

   Il Capitano, montava sulla sua bella Saura, apriva la marcia, si passò così una notte in tale posizione, tutti gli ufficiali suoi dipendenti accovacciati in torno a lui vegliarono. Il nemico era vicinissimo, ma di lì non sarebbe passato l’avversario; l’avevano giurato coi loro soldati ed il fuoco scambievole, nutrito, forte, rabbioso continuò ininterrottamente, nel pomeriggio del giorno però si ebbe di nuovo l’ordine di attaccare gli avantreni, si giunse di notte nella nuova posizione, di dove poi non si doveva più spostare. Si prese posizione che erano le 12, si fecero tutte le operazioni che erano necessarie e si iniziò il fuoco più accanito ancora, più veloce, rassomigliava agli urli, alle grida, alle difese di una madre che sta per perdere il proprio figlio, e quivi per tre giorni continui si è buttato ferro e fuoco.

   Intanto il Capitano cominciò a risentire le conseguenze dei gas tossici e si pose a letto (! sic) e poi venne mandato all’Ospedaletto da campo n. 107; il secondo giorno che npn si alzava, i nemici erano giunti vicinissimo, e minacciavano un attacco diretto alla batteria, le batterie piazzate sugli alberi, sulle case mitragliavano il terreno circostante, allora il Capitano si levò ed accovacciato vicino alla sua tenda dirigeva il fuoco.

   Gli Austriaci non passano,ma il giorno dopo il Capitano passava all’Ospedale, non potè vedere il frutto dei sacrifici sopportati in otto notti insonne, poichè appena la sera il nemico iniziava la ritirata , si riportarono avanti i pezzi della batteria. Gli Austriaci erano stati sconfitti, e così l’8° Reggimento Artiglieria da campagna venne onorato di menzione sull’ordine del giorno del Comando Supremo.

   Al momento di passare per l’Ospedale il Capitano seduto sul seggiolino di un pezzo pronto a far fuoco, chiama il suo ufficiale di guardia per dirgli: “spero di stare lontano da voi pochi giorni appena, presto tonerò a riprendere il comando di questa batteria che sono orgoglioso di comandare, e per gli ufficiali e pei soldati”.

   In tutto il periodo dell’azione il Capitano fu un eroe, ma il 26 giugno alle ore 1,30 spirava per avvelenamento di gas tossici.

   Il giorno seguente gli vennero rese solenni onoranze e fu sepolto nel Cimitero di Mira, e fra i discorsi il Sindaco di detta città ebbe a pronunziare le seguenti commoventi e nobili parole: “Davanti a questo simbolo di gloria, a questa bara che racchiude un nuovo figlio immolato alla Patria, davanti alla sua salma benedetta e sacra, io m’inchino riverente, ed in nome del paese vi dico “vale” o Capitano Severino Mariano, fiammella in eterno lucente della gran gloria d’Italia. Il lungo e pietoso silenzio di questo cimitero ti accoglieranno fra breve, ma la tua fossa che il destino scava lontano dalla tua terra, lontano dai tuoi cari, sarà la meta costante del nostro ricordo, e Mira rinnoverà in eterno qui il tributo di venerazione, di riconoscenza e di amore che oggi in nome del Comune depongo sulla tua bara.”.

   Il suo Colonnello l’ha proposto per una seconda medaglia d’argento come: “Attivissimo ed intelligentissimo comandante di batteria, seppe ottenere dal personale dipendente il massimo rendimento durante l’azione offensiva nemica del giugno, e non volle concedersi alcun riposo benchè sofferente fino a che per le sue condizioni, fattesi gravissime, dovè entrare in un ospedale dove pochi giorni dopo lasciava la vira.”

   Questa la gloriosa epopea del nostro concittadino, di cui il nostro paese si onora e si inorgoglisce d’avergli dato i natali, rimanendo esempio perenne del sublime amor di Patria, fra i campioni della forte Irpinia nostra.

   Al genitore Severino Pasquale ed alla dolorante madre Signora Luisa Severino, al fratello Amedeo, nella R. Marina, al fratello Raffaele e all’altro Tenente Decio, propongo esprimersi dal Consiglio le sincere condoglianze.

........... Si prosegue con la trattazione degli argomenti all’ordine del giorno.

 

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Fine1GM

 

CC 1919 2 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Tornata Straordinaria

Verbale n° 2 del 5 febbraio 1919

Nell’elenco dei Consiglieri risultano assenti “perchè chiamati alle armi” i Sigg. D’Agostino Leopoldo, Severino Angelo e Giordano Carlo.

Il Signor Sellitti, nella qualità di Sindaco, assume la Presidenza invitando i Signori Consiglieri a deliberare sul seguente ordinwe del giorno:

Commemorazione della Vittoria delle Armi Italiane contro l’Esacrato Nemico

   L’assessore Sig. Marino geom. Pietro chiesta la parola dice:

“ Egregi colleghi,

   Nell’ultima riunione di questa Assemblea, che fu anche la prima dopo della grande Vittoria della nostra Italia in guerra, giustamente il Consigliere Comm. Bruno, considerava che in quel giorno, in quei momenti doveva l’animo nostro trovarsi in condizioni ben diverse da quelle in cui si trovava in altre riunioni precedenti e consimili, doveva sentire qualche cosa di nuovo nel suo intimo e che forse, ne era tale la emozione in ognuno di noi, che nessuno fu capace di esprimere ciò che nel suo interno realmente sentiva. E di fatti il ricordo della soddisfazione per la strepitosa e fulminea Vittoria finale delle nostre armi, per la meritata ricompensa delle privazioni di ogni genere sopportate da tutti per un periodo abbastanza lungo di anni, e il ricordo del sacrificio di noi stessi e dei nostri cari figliuoli che lottarono in mille difficoltà, contro un nemico feroce e potente; non potevano non ritornare nel nostro animo, nel momento in cui per la prima volta, dopo ritornata la calma, questo paese si radunava in forma solenne a mezzo dei suoi rappresentanti.

   Ma soprattutto, e ne sono convinto, in tutti noi la emozione maggiore fu causata dalla memoria di quei nostri cittadini che nella bilancia della Vittoria deposero a nostro vantaggio fin l’ultima goccia del loro sangue.

   Ma ciò che non facemmo in quella seduta, facciamolo oggi, Egregi Colleghi; vada quindi il nostro primo saluto sentito e riconoscente ai Martiri della Patria, che con l’olocausto della loro vita, resero noi, popoli più civili e più potenti. Vada il nostro saluto e la nostra gratitudine ai genitori di questi martiri, che seppero educarli al sentimento del dovere e del sacrificio, vada il nostro saluto a quanti contribuirono alla Vittoria degli Alleati, che fu Vittoria d’Italia, salvezza dei nostri diritti.

   Ma più ancora meritano la nostra stima ed il nostro perenne ricordo quei nostri concittadini, che col loro coraggio e col sacrificio, mettono inoltre il nostro paese fra quelli d’Italia che più si sono distinti nella immane lotta, per valore, patriottismo e spirito di abnegazione.

   E torna di certo a nostro onore ed orgoglio se di fatto possiamo vantare nel nostro Comune molti di questi eroi a cominciare da quell’Ufficiale Superiore, gia in altre nostre guerre distintosi, ed è a tutti noto, a finire al semplice soldato di ogni specialità e di ogni corpo. Che dire poi di quelli che nella cruente mischia vi lasciarono la vita nel fiore degli anni? Non dovremmo per ognuno di essi innalzare un cantico di lode?

   Dovrei fare i nomi di questi baldi ed eroici giovani nostri e dei quali tutti vediamo ancora le orme presso di noi. Ma non varrebbe di più se questi nomi venissero invece ricordati ed additati ai nostri figliuoli con una forma più appariscente e duratura, perchè anch’essi possano, leggendoli, venerarli così come noi li veneriamo, e ricordarli alla loro volta ai loro successori?

   Vorrei, dicevo, che su d’una lapide marmorea vengano scolpiti i loro nomi, e deposta in luogo pubblico del Comune.

   Ed ora permettetemi che io vi dica che ancora una cosa ci rimarrebbe a fare per onorare la loro memoria sempre più degnamente. Prevalga in noi tutti un pensiero solo, quello cioè di renderci veramente meritevoli del loro supremo sacrificio. Essi col loro sangue ci hanno marcata la traccia della via della civiltà e del progresso, a noi spetta il compito dello sviluppo e del conseguimento dell’opera. Uniamoci compatti, abbandoniamo le bizze personali ed i pettegolezzi, cerchiamo pure di educare alla medesima politica il popolo che il più delle volte schiamazza per abitudine e per ignoranza, e ne raggiungeremo il fine deviato.

   Sia questa nuova e radiosa era dell’intero mondo civile, apportatrice di pace e di bene anche pel nostro povero paese, ove pace e bene è da tutti e da tanto desiderata.

   Il Consigliere comunale Comm. Bruno Beniamino, associandosi a nome del Consiglio, di cui è il più anziano, fa plauso alle nobili parole dell’assessore Marino Pietro, ricordando a prefernza il nome del Colonnello d’Artiglieria Cav. Caruso Cosimo che ha preso parte a tutte le campagne di Eritrea, Libia e all’attuale, meritandosi diverse onorificenze militari al valore ed anche di Governi esteri, nonchè il Maggiore Mariano Severino, il Tenente Orefice Giovanni ed altri caduti gloriosamente sul campo dell’Onore e del Valore.

   Applaude alla proposta di un ricordo marmoreo ... ai valorosi caduti, ai mutilati ed ai giovani che si distinsero nell’attuale guerra. Anzi, profittando che il valoroso Colonnello Caruso trovasi qui in licenza, propone che si nomini una Commissione di Consiglieri che si rechi in rappresentanza dall’Egregio Ufficiale per esprimergli il compiacimento della Civica rappresentanza per tale nobile e valorosa condotta tenuta da lui e da tutti i compaesani nell’epica lotta, e prendere notizie della sua salute.

   Proposta che viene accolta all’unanimità e che la Commissione resta composta di tutti i presenti.

   Il Consigliere Bottiglieri, sulla proposta del ricordo marmoreo riferisce che una riunione di giovanotti, resisi promotori per la formazione di una “compagnia drammatica”, hanno raccolto dalle recite una discreta somma che trovasi depositata alla Cassa Postale di risparmio, con destinazione appunto per un ricordo marmoreo da elevarsi al Largo Umberto, ed egli si fa l’onore di compilare un bozzetto per tale ricordo gratuitamente, assumendone la direzione nell’elevamento, anche gratuita.

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IstriaDalmazia

CC 1919 4 1MUNICIPIO DI ALTAVILLA IRPINA

Atti del Consiglio Comunale

Tornata Straordinaria

Verbale n° 4 del 10 maggio 1919

Il Signor Landolfi Michele, nella qualità di Assessore anziano, assume la Presidenza invitando i Signori Consiglieri a deliberare sul seguente ordine del giorno:

Per Fiume e Dalmazia

   Il Consigliere Caruso pellegrino propone un caldo saluto d’italianità ai fratelli di Fiume e della Dalmazia per la loro ferma volontà di essere riconosciuti da tutte le Nazioni come italiani, e nello stesso tempo protestare contro l’atteggiamento del Presidente Americano Wilson che ostacola con lampante contraddizione ai suoi principi di auto decisione dei popoli, tale riconoscimento dei nostri antichi fratelli, e cerca di strapparceli ora che costoro mercè le nostre gloriose armi si sono liberate dalla tirannia e dai martirii dell’ex regno Dell’Austria bicipide.

   Il Consiglio per acclamazione approva la proposta del Consigliere Caruso, ed indi passa alle’esame degli altri argomenti all’ordine del giorno.

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