da SAMNIUM – 1968 pp.229-234
FERDINANDO II BORBONE
E UNA SUA « PASSEGGIATA MILITARE » IN IRPINIA
NELL'APRILE DEL 1854
Per meglio conoscere lo spirito pubblico dell'Irpinia e del Salernitano dove permanevano focolari di muta ribellione, Ferdinando II, nell'aprile del 1854, ordinava in quelle due province una « passeggiata militare» alla quale parteciparono sei Brigate al comando rispettivo dei brigadieri Scotti (1) Cutrofiano, Balsamo, Muratdt e dei più noti maresciallo Delcarretto e colonnello Nunziante (2). La prima Brigata comprendeva il 1°, il 3° e il 10° battaglione Cacciatori e la mezza batteria Iovine; la seconda, carabinieri a cavallo e batteria De Sauget; la terza, carabinieri a piedi e batteria De Corné; la quarta, 1'8°, il 12° e il 13° Cacciatori e la batteria Negri. Altre due Brigate manovravano in Provincia di Caserta. In tutto, quindicimila uomini di quell'esercito «essenzialmente dinastico, senza ideali nazionali, ben vestito, mal pagato e votato all'immobilità» (3).
Il 19 aprile, il Re era in S. Martino Valle Caudina dove si recò a riverirlo pieno di fervoroso zelo, l'Intendente della Provincia, Pasquale Mirabelli-Centurione « fido tapageur di Corte » (4), che
(1)Sul generale Scotti-Douglas, v. A. Mario, La camicia rossa, Milano, Sonzogno, 1875, passim. Sul generale di Brigata Raffaele Cutrofiano, v. V. ImbrianiI, Alessandro Poerio a Venezia, Napoli, Lubrano, 1884, p. 385; cfr. P. S. LEOPARDI, Narrazioni storiche con documenti relativi alla reazione napoletana, Torino, Un. Tip., 1856.
(2)Sul colonnello, poi generale Alessandro Nunziante duca di Mignano (1805-1881) le cui dimissioni (luglio 1860) destarono grande scalpore nell'ambito borbonico, v. C. DE SIVO, Storia delle Due Sicilia dal 1847 al 1861, Trieste, 1868, p. 140 e 179; R. DE CESARE, La fine di un Regno, Città di Castello, Lapi, 1908, I, p. 211; A. ZAZO, La politica estera del Regno delle Due Sicilia nel 1859-60, Napoli, Miccoli, 1940, pp. 413-4, e passim.
(3)De Cesare cit. p. 101.
(4)V. Di NAPOLI, Storia dell'Idea irpina, Avellino, Ferrara 1900, p. 197. Sul Mirabelli, oltre l'apologetica biografia di C. ZIGARELLI (Storia civile della città di Avellino, Napoli, Tornese, 1889, pp. 256-270) v. N. Nisco, Ferdinando II e il suo Regno, Napoli, Morano, 1884, p. 323 e dello stesso: Storia civile del Regno di Italia, Napoli, Morano, 1886, II, p. 444.
dal 1850 cercava di corrompere e scompigliare le file dei liberali dopo aver elevato a sistema di governo, il più esoso spionaggio. Ed ecco la sua inedita relazione inviata al Direttore generale di Polizia, Mazza, il 22 aprile 1854 (5):
« Signor Direttore, sono ora nel caso di poter rassegnare i particolari con una relazione completa di quanto è occorso nel felice viaggio dei Reali Personaggi e della loro permanenza in questa Provincia. Io non ho potuto adempiere prima a questo dovere, perché i movimenti che si succedevano improvvisamente, ne avrebbero forse fatto riferire cosa o erronea o incompleta. La Maestà del R. N. S. con le LL. AA. Reali Duca di Calabria e Conte di Trapani, alle 6 pom. del giorno 19, provenienti da Arienzo per la traversa di Cervinara, prese stanza nel monistero dei PP. Riformati, essendo stati così nel lungo cammino che nell'ingresso in S. Martino, accolti dalle indicibili popolazioni di quelle contrade. La M. S.prese la benedizione del Santissimo in quella Chiesa e si degnò dopo pranzo, ricevere le Autorità e molti altri suoi sudditi devoti. La permanenza di S. M. in quel Comune fu contrassegnata, giusta l'ordinario, da numerosi tratti di beneficenza in favore degli infelici e dei poveri. L'indomani, 20, moveva la M. S.alla testa della colonna che lo seguiva comandata per le diverse Brigate dai generali de Muratdt e Balsamo e dal colonnello Nunziante. Lungo il cammino non cessò la M. S. di ricevere continui segni di voti e di esternazioni e soffermatasi alquanto nelle adiacenze diGrottolella, vi prese refezione e postasi indi in cammino, giunse in questo capoluogo verso le 6 e mezzo pom. alla testa della Brigata comandata dal generale de Muratdt, lasciando quella comandata dal generale Balsamo in Grottolella e l'altra comandata dal colonnello Nunziante in Altavilla. L'ingresso della M. S. in questo capoluogo, di cui il Sindaco era già andato a offrire gli omaggi rispettosi, è assai più facile immaginare che descrivere. L'immensa calca della popolazione, le sempre crescenti acclamazioni ed i parati di cui erano ornate le case tutte delle strade, facevano del tutto trasformato l'aspetto della Città. La M. S. con i Reali Principi alla testa del numeroso Stato Maggiore a cavallo, dinanzi alla porta del palagio di questa Intendenza, vide defilare la Brigata ed indi montando nell'alloggio, fu ricevuta da tutte le Autorità del capoluogo, schierato a doppia fila lungo la gradinata del palazzo medesimo e da distinte persone con ceri accesi, a ciò deputate. E' inutile dire come all'imbrunire
(5) Arel]. Stato Napoli, Ministero Polizia, fase. 506.
la Città tutta comparve illuminata e come le incessanti acclamazioni della popolazione che era all'intorno del palazzo echeggiavano. Indi sedé a mensa nella quale, oltre il seguito della Maestà sullodata, ebbi io e il Comandante della Provincia, l'alto onore di prendervi parte. L'indomani, la M.S. fece dispensare a moltissimi poveri più che abbondanti sussidi e verso le ore 10 ant. partiva da questa Città con i Reali Principi alla volta di Mugnano per incontrare la Regina N. S. (6) che conduceva pur seco le RR.AA. D. Alfonso Conte di Caserta e D. Luigi Conte di Trani. Poi la Regina presa la benedizione nella Chiesa di S. Filomena in Mugnano, continuò il cammino, ma poco lungi incontrò il Reale Corteggio di S. M. il Re ed unitasi proseguirono il viaggio. Al di là di Monteforte, io col Comandante le Armi di questa Provincia, Segretario generale e Consiglio di Intendenza, ebbi la ventura di poter ossequiosamente riverire gli Augusti Personaggi, il cammino dei quali così lungo e il viaggio che percorrendo l'abitato ove giunsero alle due pom., fu contrassegnato da ogni maniera di fervida esultanza. Presa alquanto riposo, la M. S. con S. M. la Regina e con le altre Reali Persone, seguita dallo Stato Maggiore, si condusse pria in Atripalda e poscia in Bellizzi a passare a rassegna altra Divisione comandata dal maresciallo di Campo Delcarretto il quale aveva seco i comandanti delle Brigate, i generali Scotti e Cutrofiani. L. M. S. recossi poi con l'Augusta Compagnia a prendere la benedizione nella Chiesa matrice di S. Sabino; discese poi nel sottoposto soccorpo ove con religiosa edificazione di tutti, venerò quei Corpi di Martiri. Sarà sempre superfluo notare che da per tutto il Re N. S. ricevé continui e crescenti segni di devoto amore dei suoi sudditi, poichè la di lui presenza é come una scintilla che vivifica e accende. Reduce la M. S. in Avellino, trovò schierate tutte le Reali Truppe accresciute della Brigata del generale Balsamo e dopo la preghiera ed averle passate in rassegna, circondata dai Reali Principi le fece defilare alla regia di lui presenza, avendo la M. S. preso posto a piedi innanzi al palazzo di sua dimora; quindi passò a pranzo ammettendomi a quell'onore ed estendendolo fino a mia moglie che per ordine di S. M. la Regina dovette prendervi parte come ha permesso anche nel pranzo di oggi. In questa giornata poi, S. M. dopo aver assistito alla S. Messa, celebrata dal Vescovo nella sua stessa Regia dimora, ebbe la degnazione di ricevere in benigna udienza tutti
(6) Maria Teresa d'Austria, figlia dell'arciduca Carlo andata sposa al vedovo Ferdinando II in Trento il 9 gennaio 1837.
coloro che ne mostrarono desiderio, nè furono pochi, oltrepassando essi le due centinaia. Dato termine all'ascolto, si dié il segno a tutti i Corpi qui stanziati, di porsi in cammino e di muoversi verso Atripalda per passare a rassegna le congiunte Divisioni. S. M. la Regina in compagnia della sua Dama di onore, la signora Duchessa D'Ascoli, ritirossi nella regia sua stanza. Alle ore 7 e mezzo pom. S. M. il Re col Real Corteo a cavallo, precedendo le riunite Divisioni, vi trovò pure la Brigata comandata dal colonnello Nunziante e fatto cominciare il defilare al suo Reale cospetto, tutti i Corpi ritornarono al loro rispettivo accantonamento. Non sapendo S. M. dipartirsi punto dalle esemplari religiose sue abitudini anche in mezzo alle più gravi occupazioni, volle ricevere nella parrocchiale Chiesa del S. Rosario, attigua a questo palazzo di Intendenza, la Benedizione del. Santissimo assieme alla sua Augusta Consorte e ai Reali Principi. Mi prendo premura di anticiparle che per domani la M. S. ha fermato di recarsi a visitare il vicino Santuario di Montevergine se il tempo di già minaccioso, sarà per concederlo e poi la M. S., muoverà alla volta di Salerno per la via di Solofra ».
Dai rapporti di regi giudici, ispettori e commissario di Polizia, apprendiamo altri particolari : Ferdinando II -- è noto — era devotissimo di S. Filomena (7) e la Regina che si era recata a Mugnano per venerare quella Santa, « dopo aver presa la Benedizione, mosse per incontrare il Re, e incontrandolo a mezza via, di unita tornarono nella Chiesa dove il Re prese la Benedizione e con lui il Principe Ereditario ». Riferiva il regio giudice del Circondario di Atripalda che il Re passò in rassegna « le soldatesche le quali erano schierate nello spianato del Mercato, di sotto il monastero degli Alcantarini che all'apparire delle Maestà Loro, da tutte le parti si levarono prolungate grida di Viva il Re, nè mancarono le Autorità locali, il Clero ed anche i monaci alcantarini di tributare i dovuti omaggi. « Fatte defilare le truppe, le Loro Maestà e i Reali Principi e corteo, si resero nella Chiesa Collegiata di S. Ippolisto martire e accompagnati sotto baldacchino fin presso l'altare maggiore, ivi genuflessi, dopo il canto dell'Inno Ambrosiano, fu loro data la benedizione. Calati poi nel succorpo di detta Chiesa, visitarono le tombe dei Santi Martiri, orando con la più edificante devozione presso la statua e Corpo di S. Sabino, accettando con benignità dai canonici la
(7) v. A. IAMALIO, II Santuario di Mugnano in Riv. Stor. del Sannio, 1916, p. 73. L'ultima volta che Ferdinando II visitò il Santuario di Mugnano fu l'8 gennaio 1859 giá colpito dai sintomi del male che lo portò alla tomba.
manna che dal corpo di detto Santo scaturisce ». I due ispettori straordinarii dal canto loro riferirono al Direttore di Polizia la mancata ascensione sulla montagna di Montevergine dove il Re e la famiglia reale intendevano recarsi per visitare quel celebre Santuario « Questa mattina [23 aprile], dopo ascoltata la S. Messa nella cappella del Palazzo dell'Intendenza, celebrata da monsignor Vescovo, il Re N. S. una a S. M. la Regina, Principe Ereditario, Reali Principi D. Luigi, D. Alfonso, D. Francesco di Paola e Stato Maggiore, alle 2 pom. si è avviata pel suindicato sito, prendendo alla bella prima, riposo nella religiosa Casa di quei monaci sita a pié del monte, detta Loreto. Ivi ricevuto da monsignore Abate (8) e da tutta la Comunità, ha preso ivi la benedizione del Santissimo e quindi un ristoro appositamente preparato da quei Religiosi. Dopo, quantunque tardi e con pioggia, la Real Comitiva si è avviata per ascendere il monte, ma giunta sul principio della novella strada che sta tracciandosi, imperversando e mettendosi il tempo vieppiù al peggio, S. M. ha fatto ritorno... ». Una breve sosta a Mercogliano fra « le esternazioni » di quegli abitanti, che non mancarono di « umiliare i loro bisogni alla paterna clemenza del Re », poi in Avellino altra reale udienza. A tal proposito, il Commissario di Polizia informava il suo superiore in Napoli che «trovandosi in Avellino relegati a domicilio forzoso per motivi politici il barone Vincenzo M. Manco, D. Francesco Siervo, D. Domenico Arditi, D. Luigi Girardi, D. Giuseppe Pizzuti, e D. Gaetano Zigarelli ed essendo stata ad essi denegata l'udienza reale come da recenti istruzioni », egli si era affrettato a trattenerli sul Commissariato sino alla partenza del Re.
II 24 aprile Ferdinando II lasciava Avellino per recarsi a Serino e la sua partenza fu oggetto di altro rapporto dell'Intendente Mirabelli. « Questa mane — egli scriveva — dopo aver veduto la Maestà Sua partire per le ulteriori destinazioni le Reali Truppe qui accantonate, udita la Santa Messa e permettendo a tutte le Autorità civili e militari di baciare la mano ai Reali Personaggi ha preso commiato, lasciando in tutti profonda emozione per la singolare amabilità dimostrata. Recatosi quindi tutto il Real Corteo in questa Chiesa Cattedrale e presa la benedizione del Santissimo, dopo aver baciata la reliquia della Sacra Spina, S. M. la Regina accompagnata dal colonnello signor De Steiger (9) e da S. E. La
(8)Guglielmo De Cesare.
(9)Dei reggimenti svizzeri. Su di lui v. De Cesare, cit. I, p. 211.
Duchessa d'Ascoli, alle 10 a.m. seguita da un distaccamento di gendarmeria a cavallo, è partita per Caserta e S. M. il Re con gli Augusti Principi si è incamminato per Serino. Il Re N. S. generoso sempre verso i poveri, oltre le abbondanti elemosine largite nei Comuni attraversati, ha lasciato pure presso l'Intendenza delle somme da distribuire nei Comuni di Avellino, Mercogliano, Atripalda, Bellizzi e S. Martino V. C. Delle Reali Truppe, una parte va ad accantonarsi nei Comuni di Solofra, Serino e loro adiacenze ed un'altra, prendendo la volta della provincia di Salerno, si distenderà a Montoro, Mercato, Baronissi e rispettive vicinanze ». I solerti ispettori ci fanno poi conoscere che Ferdinando II giunto in Serino, « prese stanza nel monastero di S. Francesco dove ricevuta la SS. Benedizione e dopo un ristoro, nelle ore pomeridiane concesse udienza a tutte le Autorità dei due Comuni di S. Lucia e di Serino nonchè ad altre persone e a circa un'ora di notte, prese novella-mente la Benedizione del Coro di quei religiosi » (10).
L'episodio si chiude con un ultimo rapporto dell'Intendente Mirabelli che riconfermando la partenza del Re per Salerno — colà sarà accolto non meno festosamente — (11), non dimentica di far pompa, come d'abitudine, dei propri meriti « Durante i sette giorni — egli scrive — che la Maestà del Re, della Regina e degli Augusti Principi han dimorato in questa Provincia, hanno ricevuto il colmo della generale esultanza e tutti i segni di verace e puro amore, sicchè l'Augusto nostro Padrone si è dichiarato oltremodo contento dello spirito di devozione degli abitanti e del modo come procede l'amministrazione di essa che io non manco per tutto quanto è dato in me di sempre più immegliare ».
Il 3 ottobre 1859 Francesco II Borbone lo allontanava dalla Provincia di Principato Ultra dove nove anni di governo reazionario avevano suscitato contro di lui odii profondi. Grande fu il suo rammarico e nella patita delusione non dimenticò mai di rimpiangere quel Ferdinando II suo protettore « il cui nome non sapeva pronunziare senza tenera emozione» (12).
ALFREDO ZAZO
- (10)Sul fervore religioso e superstizioso di Ferdinando II, Id., p. 234.
- (11)v. A. ZAZO, La venuta a Salerno nel 1854 di Ferdinando ll Borbone, Salerno, Jovane, 1968.
- (12)G. ZIGARELLI, cit., p. 269.
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