S. Bernardino da Siena e le Streghe
( SAMNIUM 1928 pp. 119/120 )
Leggendo nell' Archivio storico per n le province napoletane, Nuova serie, anno XI, fase. 1-4, la noterella dotta e brillante di Benedetto Croce, Un dramma sulla “Noce di Benevento“, dramma del beneventano Nicolò Piperno, mi son ricordato di un santo, del secolo XV, che credeva alle streghe e dall'alto del pulpito descriveva ai suoi ascoltatori inorriditi una scena diabolica, che avrebbe avuto luogo proprio nei dintorni di Benevento.
S. Bernardino da Siena (1380-1444) che era la bontà personificata verso ogni specie di peccatori, quando parlava di «streghe o maliarde o incantatric » si lasciava infiammare da grande sdegno e invocava contro di esse le più gravi pene.
Nella predica XXXV di quelle dette a Siena sulla Piazza del Campo nel 1427, parla con grande sicurezza della esistenza di queste donne adoratrici del diavolo e racconta che, predicando egli a Roma pochi mesi prima e avendo detto «che qualunque persona sapesse niuno o niuna che sapesse fare tal cosa, che, non accusandola, elli sarebbe nel medesimo peccato », ne furono accusate moltissime e bruciate parecchie. « O non potrei io fare, grida il santo ai senesi in un eccesso di zelo, che così si facesse anco qui? Doh, facciamo uno poco d' oncenso a Domenedio qui a Siena! » E aggiunge: «Come fu fatto di costoro, così si vorrebbe fare dove se ne trovasse niuna“.
Par quasi di vedere il viso arguto del Santo allungarsi in una smorfia di meraviglia, di disgusto e di orrore, mentre dice fra l'altro « che il diavolo può ingannare queste femine, quando fanno tanto male, e così le inganna, che come so' onte, lo' pare a loro medesime èssare diventate come gatte, e par lo' andare ne le case a quelli fanciullini e succhiar lo' il sangue e guastarli e disertarli, come molte volte s' è veduto; e non è veero che elleno sieno loro, ma è il diavolo propri».
E con quanta serietà egli racconta un fatterello del genere, avvenuto, inutile dirlo, a Benevento! Leggiamolo nella ingenua esposizione che ne fa il santo nel suo snello e scoppiettante dialetto senese (Le prediche volgari di S. Bernardino da Siena, ecc., edite da L. Bianchi, Siena, 1880-88, III, pag. 125):
« Elli fu a Róma uno famiglio d'uno cardinale, el quale andando a Benivento di notte, vidde in sur una aia ballare molta gente, donne e fanciulli e giovani; e così mirando, elli ebbe grande paura. Pure essendo stato un poco a vedere, elli s' assicurò e andò dove costoro ballavano, pure con paura, e a poco a poco tanto s'acostò a costoro, che elli vidde che erano giovanissimi; e così stando a vedere, elli s' asicurò tanto, che elli si pose a ballare con loro. E ballando tutta questa brigata, elli venne a suonare mattino. Come mattino tocò, tutte costoro in un subito si partiro, salvo che una, cioè quella che costui teneva per mano lui, che ella volendosi partire coll’altre, costui laneva: ella tirava, e elli tirava. Vedendola costui sì giovana, elli se ne la menò a casa sua: e odi quello che intervenne; che elli la tenne tre anni con seco, che mai non parlò una parola. E fu trovato che costei era di Schiavonia. Pensa ora tu come questo sia ben fatto, che elli sia tolto una fanciulla al padre e a la madre in quel modo. E però dico che là dove se ne può trovare niuna che sia incantatrice o maliarda, o incantatori o streghe, fate che tutte siano messe in esterminio per tal modo, che se ne perdi il seme ».
ENZO MARMORALI
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