I napoletani del 1799, Firenze, 1884
( di Giustino Forunato )
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Pochi anni dopo la rivoluzione francese ebbe inizio, nel 1796, l’avanzata in Italia delle truppe di Napoleone che obbligarono il Papa alla fuga da Roma dove, approfittando della situazione favorevole, il popolo insorse proclamando nel 1789 la Repubblica Romana. Questo stato di cose obbligò il re di Napoli a entrare in guerra contro i francesi, forte dell’appoggio della flotta inglese, comandata dall’ammiraglio Nelson. L’immediata controffensiva francese, che si tradusse in rotta per l’esercito borbonico, indusse Ferdinando IV ad abbandonare Napoli e riparare a Palermo. Alla notizia della capitolazione i filoborbonici insorsero nel napoletano dando vita ad una forte resistenza all’avanzata francese.
Lo scontro tra le fazioni ovvero tra i cosiddetti lazzari (filoborbonici) e i repubblicani (giacobini e filofrancesi) si concluse tuttavia con la vittoria di quest’ultimi e con l’eccidio di oltre tremila popolani antifrancesi. Il 23 gennaio 1799 veniva finalmente proclamata la Repubblica Partenopea.
Scrive Michele Severini nella sua monografia storica di Altavilla: “….. proclamata la repubblica partenopea i patriotti altavillesi si abbandonarono ad una matta gioia, furono abbattuti gli stemmi borbonici e il giovine seminarista Bartolomeo Severini, al suono delle campane e allo sparo di centinaia di mortaretti…, piantò innanzi alla grancìa di San Pietro l’albero della libertà, emblema del reggimento repubblicano…ornato di nastri di seta..di bandiere e di edera. Intorno a esso si ballò, si cantò e si tripudiò giorno e notte, facendosi una gazzarra infernale….”
La reazione dei filo borbonici non si fece comunque attendere forti anche della incombente presenza delle truppe del cardinale Ruffo che, sbarcate in Calabria, avanzavano via terra mentre navi siciliane e inglesi solcavano la costa incitando le popolazioni meridionali alla rivolta per il ritorno di Ferdinando IV. Anche ad Altavilla i filoborbonici insorsero e, abbattuto l’infame albero della libertà, allestito dai repubblicani locali, si diedero a disordini e vendette personali, così come avvenne in tante altre città e paesi. Per domare la rivolta alcune guarnigioni francesi si portarono allora verso Altavilla dove, giunte nei pressi del ponte dei santi, il giorno tre aprile del 1799, dovettero scontrarsi con un manipolo di realisti borbonici i quali “….. ad armata mano, animati, e scortati ancora dal Rev.do Sacerdote Don Vincenzo Bilotti, nostro Economo e Compaesano che, colle parole e coi fatti, incoraggiava gl’uni, infieriva gl’altri, e con zelo veramente apostolico (!) non ebbe ritegno coll’armi alla mano, far fuoco contro i perversi nemici, per così controsegnare con più evidenza l’attaccamento e l’impegno per la difesa del nostro Sovrano Dio sempre feliciti….” (In : M. Severini, citato).
Le truppe francesi, dopo aver facilmente disperso e costretto alla fuga il manipolo di realisti borbonici altavillesi, salirono in paese dove tra le razzie che la cittadina dovette subire vi fu anche quella del furto dell’argenteria della Collegiata tra cui la preziosa statua del Santo Patrono, Bernardino da Siena, la quale, come scrive sempre il Severini nella sua monografia di Altavilla, venne fusa e portata via in lingotti. Intanto nelle settimane successive Napoleone si trovava impantanato in Egitto e l’ammiraglio Nelson consolidava sempre più il controllo del mediterraneo per cui l’esercito francese, così come era velocemente giunto a Napoli, altrettanto velocemente, fu costretto a far ritorno da dove era venuto. Il 13 giugno del 1799 aveva termine la Repubblica Partenopea ma iniziavano le epurazioni dei liberali più facinorosi come quella dell’avvocato Gregorio Mancini di Altavilla, ma soprattutto aveva inizio il lavoro dei tribunali al cospetto dei quali furono portati molti di quelli che avevano cospirato contro i borbone; un’atmosfera di sospetto e di caccia alle streghe che Andrzej Drozdz descrive molto bene nel libro “Gli amanti della giustizia” (pag. 162 e ss.) nel quale l'autore si sofferma intorno alla figura di un sacerdote di Altavilla, certo Antonio Marini, parroco della vicina cittadina di San Martino V.C. .
( Raffaele Sarti e Giuseppe Sabatino )
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( Per leggere la cronaca degli accadimenti che segnarono la breve vita della repubblica partenopea
leggi il Monitore Napoletano, il giornale fondato nel 1799 )
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